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Alto Piemonte: l'altro "pianeta" nato dall'esplosione del supervulcano. Le tappe e i sapori da non perdere

Un pezzo di territorio in pieno rinascimento territoriale e turistico, ricchissimi di tipicità e suddiviso in quattro tappe fondamentali. Scopriamole insieme

Francesco Saverio Russodi Francesco Saverio Russo   
Uno dei tanti incanti dell'Alto Piemonte: l'Isola di San Giulio sul Lago d'Orta (Novara)
Uno dei tanti incanti dell'Alto Piemonte: l'Isola di San Giulio sul Lago d'Orta (Novara)

Lo sapevate che il Piemonte è l'unica regione priva di IGT? Sì, le denominazioni piemontesi sono solo ed esclusivamente DOC e DOCG. Un vanto per questo territorio che al suo interno contiene un vero e proprio caleidoscopio di macro e micro areali vitivinicoli dall'indiscussa vocazione e tipicità. Denominazioni contingenti e, spesso, affini in termini di vitigni. Eppure quando parliamo di vino piemontese la mente del neofita tende a focalizzarsi su pochi noti territori, lasciando, sin troppo spesso, in disparte alcuni dei micro-areali più interessanti dell'intero panorama vitivinicolo italiano.

Ogni denominazione certificata, una pezzo di diversità 

E' questo il caso dell'Alto Piemonte, un insieme di zone vitivinocole dalla storia antica e dal fascino unico. Non è un caso se il correttore del mio smartphone, in un divertente ed esaustivo gioco di parole, suggerisce Altro Piemonte al solo digitare Alto Piemonte. Sì, perché l'Alto Piemonte vanta nei suoi ranghi tante quante sono le denominazioni presenti in Langa. Denominazioni che, a mio parere, meritano ancor più attenzione di quella che stanno riguadagnando negli ultimi anni. Parlo, ovviamente, di: Gattinara (Docg), Ghemme (Docg), Lessona (Doc), Bramaterra (Doc), Boca (Doc), Sizzano (Doc), Fara (Doc), Valli Ossolane (Doc) e le recenti Doc di “ricaduta” Coste della Sesia e Colline Novaresi.

Il gioiello nato dall'espolosione del supervulcano

Un territorio di origine vulcanica, nato oltre 280 milioni di anni fa, nell'epoca in cui esplose il supervulcano ivi presente con una potenza tale da modificare per molti anni il clima dell'intero pianeta. La sua enorme caldera coincide oggi con le valli dei fiumi Sesia e Sessera, tra le province di Novara, Vercelli e Biella proprio in Alto Piemonte. Un ulteriore accadimento fondamentale per definire le dinamiche geologiche e orografiche del territorio è quello relativo allo scontro, ca. 50 milioni di anni fa, fra la Placca Africana e quella Europea che da origine alle Alpi e porta in superficie l'intera struttura sommersa dell’antico supervulcano, portandolo ad assumere un profilo orizzontale.

Splendore d'estate, magia in autunno (le due facce dell'Alto Piemonte)

Un territorio sopravvissuto

Due importanti geologi datano l'origine delle colline moreniche che costeggiano il corso del Sesia a 2 milioni di anni fa, grazie al deposito lasciato dai ghiacci e il dilavamento alluvionale del Monte Rosa. Come accaduto a molti areali vitivinicoli italiani storicamente vocati e, quindi, molto vitati anche l'Alto Piemonte ha vissuto, purtroppo, gli esiti nefasti della fillossera prima e dell'esodo dalle campagne poi. E' così che dai 40.000 ettari vitati di fine '800 siamo passati a 600 ettari del dopoguerra, in un'area che da sola allevava più dell'intero patrimonio viticolo attuale del Piemonte. La superficie odierna totale a vigneto dell'Alto Piemonte (compresi i 6ha e poco più di Carema) non arriva a 400ha.

Storia di un rinascimento vitivinicolo e turistico

Oggi l'Alto Piemonte sta vivendo una sorta di Rinascimento sostenuto da storiche realtà dalla rinnovata lungimiranza e soprattutto da giovani vignaioli/e che hanno compreso l'impressionante potenziale di questi territori nella produzione di grandi vini e in particolare di eccellenti Nebbiolo. Vini che guardano all'integrità della tradizione risultando assolutamente contemporanei grazie alla capacità di raggiungere complessità e finezza e di mantenere un grande equilibrio fra struttura e slancio. Una beva tanto agile quanto mai scontata, grazie alla naturale vocazione di questi territori all'eleganza luminosa e fresca della montagna e alla mineralità vulcanica e marina delle diverse matrici di questi terreni. Una conduzione agronomica più accorta e una maggior consapevolezza enologica, unitamente ai cambiamenti climatici (qui con esiti mediamente positivi) stanno dando origine ad una serie di produzioni di grande qualità e contemporaneità, capaci di destare l'interesse di appassionati e media italiani e non solo.

Viaggio nella biodiversità

Quello che poteva sembrare un difetto oggi è un valore aggiunto nei confronti delle stesse Langhe, ovvero la sporadicità dei vigneti, contestualizzati in un paesaggio agricolo in cui il bosco è tornato ad essere una presenza dominante e non vige la monocoltura. Una biodiversità che fa il pari con la ricchezza di varietà di interpretazioni agronomiche che regalano suggestioni uniche come le forme di allevamento a Topìa (con i celebri Pilùn) e la Maggiorina di Boca, in molti casi disposti sugli “antichi” terrazzamenti. Un paesaggio agricolo in cui l'antropizzazione ha vissuto fasi contrastanti ma che, oggi, vanta potenzialità indiscusse, nonostante le difficoltà di una viticoltura, spesso, ai limiti dell'eroico. Altra peculiarità dell'Alto Piemonte da rimarcare è sicuramente quella relativa al pedoclima che vede gran parte dei suoi vigneti godere della protezione delle Alpi e delle correnti fresche montane che portano sollievo estivo alle viti e le mantengono sane. Quello che potrebbe rappresentare un problema è la piovosità, sicuramente molto più alta che nel basso piemonte, ma i terreni molto drenanti aiutano a mantenere in equilibrio le piante di varietali per lo più autoctoni, tra i quali spiccano cloni e biotipi di Nebbiolo qui chiamati Spanna, Picotendro e Prunent.

Come nasce un Nebbiolo speciale

Nebbioli che in queste particolari condizioni pedoclimatiche vedono il loro ciclo vegetativo, già molto lungo, dilatarsi ulteriormente posticipando la vendemmia anche di 2 o 3 settimane prendendo come termine di paragone ciò che avviene nelle Langhe. L'aver adagiato i vigneti con esposizioni (sud) ponderate capaci di godere di un lungo irradiamento e le forti escursioni termiche giorno-notte, oltre alla possibilità che le viti hanno di affondare le proprie radici in terreni sciolti, ricchi di scheletro, molto poveri di sostanza organica ma ricchi di minerali fondamentali e con acidità molto alta, sono tutti fattori determinanti per la qualità delle uve atte alla produzione dei vini dell'Alto Piemonte e in particolare dei Nebbioli.

Le quattro tappe fondamentali

Questo arcipelago di micro-denominazioni nel mare magnum del panorama vitivinicolo italiano, però, non può essere compreso se non recandosi sul posto, saggiando la moltitudine di composizioni dei terreni che potranno essere: vulcanici, disfacimenti granitici, morene di antichi ghiacciai, sabbiosi, ricchi di porfido, più o meno argillosi e limosi, carichi di calcare e ciottoli con quote di minerali e di scheletro. Più nello specifico potremmo dividere il territorio in 4 aree con Ghemme, Sizzano e Fara che vedono le loro viti affondare le proprie radici in terreni prevalentemente di origine morenica, con ciottoli affioranti e grande substrato minerale simili a quelli di Carema (territorio straordinario fuori dall'insieme delle denominazioni dell'Alto Piemonte solo a livello consortile); Boca con terreni molto acidi, vulcanici, con una matrice di porfido importante e molto ricchi di scheletro; Gattinara troverete un terreno più fine, povero di sostanza organica e ricco di roccia; Bramaterra e Lessona con zone simili a quelle di Gattinara di matrice vulcanica e altre con più alta percentuale di argillosa e sabbia, in alcuni casi molto ricchi di calcare e di fossili marini, oltre al ricorrente porfido; nella Val d'Ossola troveremo per lo più terreni formatisi da antichi depositi alluvionali divisi in zone più con alta componente argillosa e zone più ricche di scheletro, sabbia e limo. Insomma, anche in termini di suoli e sottosuoli l'Alto Piemonte offre uno spettro ampio e variegato di opportunità.

Nel piatto e nel calice: le combinazioni

Per quanto concerne l'enoturismo è fondamentale conoscere e valorizzare il connubio fra vino e gastronomia locale che parte dal riso, coltivato nelle risaie attorno alle città di Novara e Vercelli (tra le varietà più importanti: Carnaroli, Arborio, Vialone Nano, le varietà Venere ed Artemidi, oltre ai risi neri aromatici), utilizzato per cucinare la Paniscia (nella sua variante novarese) o Panissa (nella variante vercellese, qui il nostro video su come prepararla). Anche i formaggi sono un vanto per queste zone e proprio Novara rappresenta la capitale del Gorgonzola. In Val d'Ossola e Valsesia potrete assaporare dalle tome ai taleggi, al caprino fino ad arrivare al famoso Bettelmatt, tipo della val Formazza e Valle Antigorio.

La cura dei fondi con le loro molte tipicità

Respirare fra gli alberi

I boschi della zona sono ricchi di castagne e funghi. Tra le specialità più particolari potrete trovare le rane fritte e il Tapulone, ricetta di carne trita d'asino. Per poi arrivare alla più tipica Polenta Concia. Siamo pur sempre in Piemonte, quindi molti saranno anche dolci e biscotti tipici. Queste peculiarità rendono l'Alto Piemonte una meta perfetta per enoturisti che vogliono godersi grandi vini immersi in contesti paesaggistici mozzafiato e con la possibilità di abbinare ad ogni calice piatti ricchi di sapori della tradizione mai anacronistici.

Francesco Saverio Russodi Francesco Saverio Russo   
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