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Un castello di gusto e quattro uova come torri: storia del Casatiello, il classico di Pasqua

Un'autentica bomba di calorie e sapore, questa ciambella alta, farcita e scenografica scandisce le feste ma non solo. Tutto sulla sua invenzione

Antonio Maria Guerra di Antonio Maria Guerra   
ll Casatiello (Foto Shutterstock)
ll Casatiello (Foto Shutterstock)

La Pasqua è una festa religiosa molto sentita tra la gente di Napoli: soprattutto la Domenica, quando i fedeli non possono assolutamente mancare alla celebrazione della messa. Lo stesso giorno si rinnova un altro appuntamento altrettanto imperdibile, anche da parte di coloro che credono un pò meno, vale a dire il pranzo pantagruelico che, anno dopo anno, attenta gravemente alla forma fisica del popolo partenopeo. Un pasto traboccante di specialità tradizionali, la cui preparazione spesso inizia alcuni giorni prima dell’ ‘evento’. Tra queste prelibatezze, un ruolo di primaria importanza va sicuramente assegnato al Casatiello.

Il Casatiello e la sua simbologia religiosa

Si tratta di un rustico dall’aspetto estremamente invitante che consiste in un’alta ciambella, di colore vagamente dorato, sulla quale troneggiano alcune uova sode non sgusciate e parzialmente immerse nell’impasto. Considerando l’occasione in cui viene servito, non deve stupire che sia ricco di riferimenti simbolici cristiani: dalla forma tonda, che ricorda la corona di spine indossata da Gesù ed il ciclo della vita legato alla resurrezione, fino alle sottili fettucce di pane della guarnizione, poste in modo tale da richiamare alla mente la croce della Passione.

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Le origini del casatiello

E’ innegabile che il Casatiello altro non sia che una delle tante declinazioni di torta salata preparate nelle varie regioni italiane durante il periodo pasquale: basti pensare, ad esempio, alla ‘pizza di Pasqua’, tipica di molte zone del centro Italia. Una tale diffusione confermerebbe quanto sostenuto dagli esperti, vale a dire che le sue origini vadano ricercate in epoca classica, quando, per festeggiare la fine dell’inverno e l’arrivo della primavera, c’era la consuetudine di mangiare pani riccamente farciti. A tal proposito non bisogna dimenticare che la città di Neapolis, prima ancora che romana, fu tra i più importanti centri della Magna Grecia. La più antica testimonianza scritta giunta fino a noi che fa esplicito riferimento alla specialità, risale agli inizi del XVII secolo. Si tratta di una favola dello scrittore campano Giambattista Basile, ‘La Gatta Cenerentola’. Riporto di seguito il brano contenente la citazione:

“E venuto lo iuorno destenato, oh bene mio, che mazzecatorio e che bazzara che se facette! da dove vennero tante pastiere e casatielle? dove li sottestate e le porpette? dove li maccarune e graviuole, tanto che ’nce poteva magnare n’asserceto formato?”. Come si può facilmente notare, il testo indica anche un altro grande classico della gastronomia partenopea: sua maestà la Pastiera.

Come è fatto il Casatiello?

A questo punto sarà opportuno descrivere in cosa consista il Casatiello. Come già anticipato, è una torta salata cotta al forno (meglio se a legna), costituita da un impasto molto simile a quello del pane al quale sono aggiunti, nel corso della preparazione, sugna (la ‘nzogna’, grasso tratto dalle viscere del maiale), pecorino e pepe nero. Quest’impasto viene ulteriormente arricchito da un’imbottitura a base di salame a cubetti e formaggio (in latino ‘caseus’, parola dalla quale deriverebbe il nome della specialità). Mi preme far notare che la farcitura, seguendo il principio del “più ci metti, più ci trovi”, può variare leggermente, comprendendo, ad esempio, pancetta e pezzetti di uova sode: ciò confermerebbe l’ipotesi secondo cui, un tempo, le massaie napoletane fossero solite aggiungere al Casatiello quanto rimasto in dispensa alla fine dell’inverno.

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“Sì proprio nù Casatiell !”

Una volta svelato in cosa consista la preparazione, è quasi superfluo sottolineare il fatto che si tratta di una leccornia tanto gustosa quanto ‘pesante’ da un punto di vista calorico e, soprattutto, digestivo. Un vero e proprio ‘mattone’, incline a soffermarsi nello stomaco più del lecito: non dovrebbe quindi stupire che, in genere, la specialità venga servita una sola volta l’anno! A tal proposito, un’interessante curiosità: a Napoli si è soliti apostrofare le persone di carattere particolarmente pedante con l’epiteto, tutt’altro che lusinghiero, ‘casatiello’.

Il ‘Tortano’ prima del Casatiello

Da ultimo occorrerà quantomeno citare il ‘Tortano’: una specialità estremamente simile al Casatiello, di cui è a tutti gli effetti l’antesignano. La differenza più evidente tra i due rustici consiste nell’assenza delle uova nella guarnizione del Tortano che, non a caso, è commercializzato anche al di fuori del periodo pasquale.

Antonio Maria Guerra di Antonio Maria Guerra   
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