I tesori enoturistici del Friuli Venezia Giulia: dove Celti e Romani fondavano le prime vigne
Tour fra Storia, tradizioni e produzioni vinicole che rappresentano in particolare i Colli Orientali friulani. Dove fare, produrre, è prima di tutto sentirsi "del" territorio

C'è una regione in Italia che rappresenta una sorta di “parco divertimenti” per il winelover più appassionato e curioso, in quanto vero caleidoscopio in termini di vitigni e pedoclimi: il Friuli Venezia Giulia. Una regione che vanta una delle più ricche basi ampelografiche in Italia in cui autoctoni e internazionali parlano una lingua comune, quella friulana.
Oggi, però, prenderemo in esame uno specifico areale: i Colli Orientali del Friuli. Un territorio straordinario per vocazione ed espressività, ma che ha impiegato anni per acquisire piena consapevolezza delle proprie potenzialità e dei propri mezzo in termini vitivinicoli. I Colli Orientali vantano una delle produzioni più ricche e dal livello qualitativo medio più alto della regione e, a mio parere, dell'Italia tutta, ma la sfida da ora in poi deve essere quella della valorizzazione delle proprie unicità sia in termini espressivi che di posizionamento.
Storia e tradizione dei Colli Orientali del Friuli
Come già detto, parliamo di uno degli areali più interessanti della Penisola, che negli ultimi anni ha avuto la forza di emanciparsi dalla suddistanza nei riguardi del contingente collinare mostrando le proprie peculiarità e identità attraverso vini nitidi e territoriali. I Colli Orientali vanno dal Monte Bernadia al fiume Judrio, comprendendo la fascia collinare della provincia di Udine con oltre 2000ha di terreni vitati che si distingue per la sua grande e storica vocazione alla viticoltura di qualità. Una storia che vede il vino intersecarsi con un passato complesso fatto di dominazioni e guerre, ma anche di grande forza di volontà e senso di appartenenza di un popolo che, ancora oggi, ha nella sua friulanità la propria più grande virtù.

I Celti e le viti provenienti dalla Turchia
Testimonianze storiche sembrano attestare che siano stati i Celti ad avviare la viticoltura in queste terre, importando le prime viti da quella che è l'attuale Turchia. Furono i Romani, però, a credere in maniera importante nella vocazione di questo territorio tanto che furono proprio i legionari di Giulio Cesare (che aveva fondato Forum Julii, ovvero la città di Cividale) che, trasformatisi in pacifici coloni, impiantarono i primi vigneti nei pendii soleggiati dei Colli Orientali. Da quel momento la viticoltura della zona si espanse notevolmente su tutte le colline del cividalese ma, come ogni altra attività economica, nel Medioevo attraversò periodi difficili, per lo più legati alle tormentate vicende politiche di queste terre confine.
Tour per le "Frasche"
Ma da Giulio Cesare ai giorni nostri, attraverso venti secoli di storia, la coltivazione della vite e la produzione di vini famosi in tutto il mondo rappresentano un patrimonio di tradizione nel quale si innestano le radici della vocazione enoica dei Colli Orientali del Friuli. Una tradizione che ha permesso, ai produttori del XX secolo, di avviare un nuovo, fecondo periodo di espansione. Un territorio in cui la cultura del vino è parte intrinseca della socialità e del quotidiano delle famiglie, con molte di essere ancora coinvolte attivamente nella viticoltura e, quindi, nella gestione delle campagne. Importanti – seppur molto diminuite – sono le Frasche, particolari osterie, rappresentate da “case private” in cui vi sembrerà di tornare indietro nel tempo e di mangiare e bere come i contadini hanno sempre fatto nel corso dei decenni e dei secoli in queste terre, riunendosi e godendo dei prodotti del territorio. Oggi molte di esse sono diventate agriturismi, ma se sarete fortunati potrete imbattervi in una Frasca mantenuta ancora come si faceva un tempo, con la possibilità di mangiare genuino e di bere vini della casa che vi daranno l'idea della qualità della materia prima locale in termini di uva e dell'ospitalità dei friulani. Così apparentemente burberi eppure dal cuore immenso e caldo come il loro fogolar, grande camino ad isola centrale attorno al quale le famiglie si riuniscono ancora per sorseggiare un calice di vino, un bicchiere di grappa e per confrontarsi.

I terreni dei Colli Orientali del Friuli
Tornando agli aspetti enologici e agronomici, ciò che rende davvero particolare l'areale dei Colli Orientali del Friuli è la varietà della sua composizione pedologica. Possiamo dividere in tre tipologie principali l'origine pedologica dei terreni dei vigneti dei Colli Orientali del Friuli:
Depositi alluvionali: terreni autoctoni derivati da alterazione chimica (ferrettizzazione) della parte superficiale dei terreni prevalentemente ghiaiosi, trasportati e deposti dalle correnti fluvio-glaciali durante l’ultima glaciazione wurmiana. Il substrato litologico è costituito per lo più da materiali calcarei e calcareo-dolomitici provenienti dagli alti bacini dei fiumi che operarono il trasporto, il deposito e il rimaneggiamento del materiale clastico.
Depositi detritici (eluvio-colluviali): derivano essenzialmente dai processi di disgregazione ed alterazione della facies marnoso-arenacea del flysch (variamente limoso-argillosi e sabbiosi). La composizione fisica e chimica varia in funzione delle percentuali degli elementi marnosi e arenacei costituenti la roccia d’origine. Il contenuto in calcare è compreso tra il 5 % ed il 15 % della terra fina; il calcare attivo è pressochè assente, come pure è da considerarsi nullo il potere clorosante.
Flysh marnoso-arenaceo: questa tipologia di terreno di origine eocenica contraddistingue tutti i profili collinari della denominazione ed è costituita da un alternanza di marne (argille) ed arenarie (sabbie). Localmente questo terreno viene chiamato “Ponca".
Base ampelografica e considerazioni
Per quanto riguarda la base ampelografica di questo areale vanno citati gli autoctoni Refosco dal Peduncolo Rosso, Il Refosco di Faedis, il Pignolo, lo Schioppettino, il Tazzelenghe, il Friulano, la Malvasia, la Ribolla Gialla, il Picolit, il Verduzzo e tra gli alloctoni ormai "autoctonizzati" troviamo il Merlot, il Cabernet Sauvignon, il Cabernet Franc, il Carmenere, il Pinot Nero, il Pinot Grigio, il Sauvignon, il Chardonnay e qualche ettaro di Riesling Renano. Vitigni che vengono vinificati generalmente in purezza che permettono agli amanti del vino di sperimentare innumerevoli assaggi dalle identità varietali differenti durante le visite alle cantine di questo areale. Una base ampelografica e una varietà di interpretazioni che possono, però, diventare un problema in termini commerciali, in quanto non è raro trovare una lista vini ben superiore alle 10 referenze anche in piccolissime cantine.
I vini fotografia di uno specifico territorio
Negli ultimi anni, però, è percettibile una rinnovata volontà da parte delle cantine di focalizzare la propria produzione sui vini che di più reputano rappresentativi della propria area (sottozona) e della propria identità aziendale. E' proprio l'ideale zonazione di questo grande areale che può fare la differenza, anche fra vini prodotti con lo stesso vitigno, partendo dai diversi comuni in cui è suddivisa la doc: Manzano, San Giovanni al Natisone, Buttrio, Corno di Rosazzo, Premariacco, Prepotto, Cividale del Friuli, Torreano, Povoletto, Faedis, Reana del Rojale, Tricesimo, Attimis, Nimis e Tarcento. Sì, un po' come nelle Langhe e in Borgogna, anche nei Colli Orientali – seppur la strada sia ancora lunga – si punta ad esprimere e comunicare le peculiarità delle singole micro zone, diverse per pedoclima e altitudine.
Le sottozone e i principali "Cru"
Cialla, Pignolo di Rosazzo, Ribolla gialla di Rosazzo, Schioppettino di Prepotto e Refosco di Faedis e l'ultima aggiunta Savorgnano del Torre. Un discorso a parte va fatto per il Ramandolo che rappresenta un'area specifica legata alla Docg espressa da uno dei più grandi vini “dolci” italiani a base di uve Verduzzo. La speranza è quella di vedere questi “Cru” sempre più rappresentati da vini di alto standing, con la possibilità, in futuro di aumentare la peculiarità dei singoli vini attraverso espressioni non solo delle singole sottozone, bensì dei singoli vigneti o addirittura di Clos, ovvero particelle dei vigneti più vocati (come già alcuni produttori stanno facendo). Questo darebbe ancor più valore a quella che è già una produzione di notevole qualità, ma che ha bisogno di aumentare la percezione del suo valore attraverso un vero e proprio Rinascimento territoriale e non solo per merito dell'exploit individuale.
Concludo consigliando a tutti gli enoturisti di approfittare dell'iniziativa che il Consorzio dei Colli Orientali del Friuli ha strutturato, in collaborazione con un'importante azienda locale, pernottando in suggestive case mobili dotate di ogni comfort e posizionate proprio in mezzo ai vigneti dell'areale.

Francesco Saverio Russo, wine blogger e wine educator è creatore di Wine Blog Roll ed esperto degustatore. Si definisce vineyards trotter, in quanto è la vigna il focus principale deli sui viaggi enoici e dei suoi scritti