La fuga della principessa, l'arrivo in Italia, la scoperta eccezionale della terra del Gavi
Dall'antica leggenda al tour enogastronomico fra 11 comuni che svelano una grande bellezza e un connubio di sapori da non perdere. Le tappe

Qualcuno in passato lo ha definito il Barolo Bianco, comparando al re dei rossi piemontesi quello che è, a tutti gli effetti, il re dei bianchi della regione subalpina. Sì, sto parlando del Gavi, vino dalla radicata storia e dall'evoluzione costante, che negli ultimi anni sta vivendo una vera e propria rivoluzione sostenibile orientata alla qualità e alla valorizzazione di un territorio straordinario sia dal punto di vista enologico che enoturistico. Una terra di mezzo fra Piemonte e Liguria, tra montagne e mare, in cui il Cortese ha trovato la sua terra d'elezione.
Tappa tappa, fra quegli 11 comuni
Nell'areale della Docg, che fa capo ai vigneti di 11 comuni nella provincia di Alessandria (Bosio, Capriata d'Orba, Carrosio, Francavilla Bisio, Gavi, Novi Ligure, Parodi Ligure, Pasturana, San Cristoforo, Serravalle Scrivia, Tassarolo), i vigneti con le migliori condizioni pedoclimatiche sono, da sempre, stati assegnati proprio al Cortese, uva che (assieme all'Arneis, il Timorasso e l'Erbaluce) rappresenta l'anima bianchista di una regione notoriamente percepita come a trazione rossista. Una denominazione relativamente giovane (doc dal 1974 e Docg dal 1998) ma che ha origini antiche, come testimonia un documento conservato nell’Archivio di Stato di Genova, datato 3 giugno 972 in cui si parla dell’affitto da parte del vescovo di Genova a due cittadini gaviesi di vigne in località Mariana.
Le testimonianze della biodiversità
Un territorio molto ampio dal pedoclima, generalmente, favorevole alla viticoltura e in particolare a quella del Cortese, grazie all'influsso del mare, alla buona insolazione dei vigneti, alle discrete pendenze e, soprattutto, alla forte escursione termica giorno notte a ridosso della vendemmia. L'altitudine è dai 150m ai 450m slm ma alcuni produttori stanno testando altimetrie sempre maggiori in risposta ai cambiamenti climatici che incombono sulla viticoltura italiana. Gli ettari vitati dell'areale sono circa 1500ha e la quasi totalità è, ovviamente, dedicata all'allevamento del Cortese. I terreni variano da vigneto a vigneto e spesso possiamo incontrare pedologie differenti anche all'interno dello stesso appezzamento, a testimoniare la cangiante varietà di queste terre, in cui si incontrano la pianura e la montagna, i terreni alluvionali e gli affioramenti di epoche remote.
Niente monocoltura in questo territorio ancora fortemente integro, in cui ogni produttore è stimolato a sentirsi custode di una biodiversità da preservare come patrimonio utile alla rivoluzione sostenibile che da qualche anno si può osservare in loco e sancita dalla sottoscrizione della carta del vino responsabile da parte di 100 produttori. Uno statuto fondato su linee guida che mirano a una produzione responsabile verso l’ambiente e la società, sensibilizzando sia i produttori che i consumatori a tematiche sempre più importanti nel settore agroalimentare e non solo.
I cinque tipi di Gavi
Per quanto concerne il vin, la DOCG Gavi o Cortese di Gavi è riferita a 5 tipologie: Fermo, Frizzante, Spumante, Riserva e Riserva Spumante Metodo Classico. e tutti i vini devono essere prodotti da sole uve Cortese.
Riguardo al nome della città che, a sua volta, da origine alla denominazione la leggenda narra che derivi da Gavia, principessa che, giovane, fuggì dall’ira del padre Clodomiro, Re di Francia, che le negava di sposare il cavaliere di cui era innamorata. Gavia, dunque, arriivò sulle colline piemontesi, dove trovò rifugio dalle truppe francesi e dimora, grazie all’intercessione del Papa. Al borgo che l’accolse la principessa diede il suo nome e da lì nacque Gavi. Questa è solo una delle leggende e delle curiosità che potrete scoprire e approfondire confrontandovi con le genti del luogo.
Romantica e semantica digressione a parte, se dovessimo descrivere genericamente il Gavi DOCG potremmo definirlo come un bianco contemporaneo, capace di coniugare identità varietale e territoriale a quel giusto connubio di personalità ed eleganza, di identità e beva indispensabili per un vino odierno. Inoltre, finezza e mineralità sono descrittori tanto abusati nel dire enoico comune quanto calzanti per molti Gavi che avrete modo di assaggiare.
Tour enogastronomico: gli abbinamenti raccomandati
Il Gavi vede nelle ricette tipiche locali degli abbinamenti che ogni enoturista potrà provare. Tra tutti vi consiglio di provare un calice di Gavi con la Testa in Cassetta, gli gnocchi al pesto, il baccalà fritto e, ovviamente, i Ravioli Gaviesi. La versatilità di questo vino ne fa un valente aperitivo e un compagno che difficilmente delude anche nelle “sfide” internazionali e, in particolare, con il sushi e la cucina asiatica in genere.
Gavi però non è solo il nome di un vino, bensì è la sua terra di riferimento ed è proprio dalla città di Gavi che dovrebbe partire il vostro prossimo tour enoturistico alla scoperta dell'enogastronomia locale. La prima meta, quindi, non potrà che essere il Forte di Gavi, antica fortezza che erge a protezione della città. Successivamente, potrete perdere lo sguardo gettandolo oltre il Belvedere della Madonna della Guardia, in cui potrete scorgere dall’Appennino alla pianura del Po.
L'areale ben si presta a escursioni in moutainbike, a cavallo o a piedi, per gli amanti del trekking, con valli, laghi e sentieri di rara suggestione. L'integrità paesaggistica e naturale fa di queste terre il luogo ideale per un turismo slow che vi permetterà di staccare la spina e rilassarvi anche solo per la fuga di un weekend. Il mio consiglio, ovviamente, è quello di prendervi qualche giorno in più per poter visitare le realtà vitivinicole locali godendo dell'ospitalità che consta di un sempre maggior numero di cantine dotate di accoglienti strutture ricettive. Sono certo che i vini, le vigne e i vignaioli del Gavi non vi deluderanno