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"Un pasto qui costa come l'affitto di un mese, basta!": sugo versato, blitz e urla nel locale di Cracco

Gli attivisti di Ultima generazione portano la loro campagna Il giusto prezzo all'interno del ristorante stellato a Milano, fra polemiche e Polizia

di FoodCulture   
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L'arrivo con le modalità del blitz, il sugo di pomodoro versato all'ingresso e contro la veranda, le urla di protesta, l'agitazione portata fra i clienti, l'arrivo della Polizia e il discorso ideologico (se così lo si può definire) in mezzo al locale. E' ancora viva la coda di polemiche per la protesta dei giovani attivisti di Ultima generazione contro chef Carlo Cracco, il suo ristorante stellato in Galleria a Milano e, più in generale, contro lo sfruttamento nella filiera della ristorazione, le paghe da fame e a favore del giusto prezzo per un pasto

"Chiediamo un pasto sospeso"

Una delle attiviste di Ultima generazione ha chiesto, urlando fra i clienti e le persone incuriosite che si sono raccolte attorno al ristorante di Cracco, che lo chef e il suo staff lascino un pasto sospeso a favore degli indigenti. Il riferimento va alla consuetudine napoletana di lasciare il caffé sospeso, cioè già pagato e a disposizione di chi non potesse permetterselo. L'attivista urla: "Non è giusto, non è colpa loro ma è il sistema che è sbagliato. Qua un pasto costa quanto l'affitto di un mese". 

La campagna Il Giusto Prezzo e le polemiche 

Il blitz da Cracco è stato poi ripetuto al McDonald's di Varese, dove Paolo, attivista di Ultima generazione, ha usato le stesse modalità dei suoi colleghi in Galleria a Milano. Urlando contro lo sfruttamento di chi cucina e serve fra i tavoli della grande catena di fast food americana, e sottolineando che chi non ha i soldi non mangia bene. La protesta prosegue da tutto marzo, Ultima generazione grida contro la speculazione portata avanti da chi fa profitti sul prezzo delle zucchine, dei pomodori, della frutta, dei beni di prima necessità, i cui prezzi stanno salendo costantemente a causa del clima sconvolto, della siccità, dei contraccolpi della guerra in Ucraina.

"Andatevene a mangiare da un'altra parte"

Naturalmente c'è chi trova insopportabili i modi di Ultima generazione, con l'imbrattamento di locali di prestigio o di luoghi di interesse pubblico, e che (fra loro c'è il virologo avvezzo ale polemiche social, Roberto Burioni) chi non può permettersi i piatti di altissima gastronomia firmati da Cracco non deve "rompere le scatole" ma andare a mangiare dove si può permettere di farlo. Perché "c'è la Ferrari ma c'è anche la Panda". Non sono in pochi a prendersela con gli attivisti. Mentre si attende la replica dello chef e il tema del caro vita, del caro mangiare, dello sfruttamento al lavoro, di cui fanno spesso le spese i più giovani, resta vivo. 

Leggi anche: Cracco, i debiti milionari a Milano e i conti dei ristoranti. Com'è la situazione ora

di FoodCulture   
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