Caffé peggiore a prezzi maggiori con maxi sequestro dei Nas. Cosa hanno trovato e che stiamo bevendo
Oltre 9mila chili di prodotto scaduto, intossicato e contaminato bloccati. E' solo la punta dell'iceberg. Qui è spiegato come funziona il mercato
Da 1 euro fino a 1,38 per una tazzina di caffé. La media nazionale e il picco maggiore di prezzo finora registrato (provincia di Bolzano) dicono parecchio di questo nuovo oro nero nella tazzina. Il prezzo finale e il costo della materia prima salgono costantemente e l'approvvigionamento è problematico, ne abbiamo scritto in modo approfondito qui e spiegato perché si sta aprendo il mercato del caffé sintetico, prodotto in laboratorio. Nel mentre accadono cose preoccupanti, come l'operazione dei Nuclei anti sofisticazione (Nas) che ha individuato e bloccato oltre 9.000 chili di caffé scaduto da anni e contaminato dalla pericolosa ocratossina, usato per la tostatura e il confezionamento. La grande operazione si è tenuta in cinque province dell'Emilia-Romagna. Ma se questo è un evento limite, con stoccaggio fra topi e miscele di caffé vecchio e nuovo, è anche vero che si iscrive nella più generale "crisi del caffé".
Cosa sta rapidamente cambiando
Mentre sta diventando sempre più difficile produrre e comprare il caffé di qualità Arabica, che cede il passo alla Robusta, gli ultimi report dell'International Coffee Organization (Ico) certificano la costante impennate di costo della materia prima. La Robusta, considerata già la serie b del caffé, rispetto al mese di marzo è aumentata di oltre il 16%. Motivi? Lo sfruttamento dei terreni, il clima che cambia in modo estremo, la maggiore siccità. Per cui dal Brasile, primo produttore al mondo con il 35% della quota globale, e dal Vietnam, che fornisce la maggior parte della qualità Robusta, arriva meno prodotto e a costi più alti. In più, anche per effetto della guerra fra Israele e Hamas e degli atti di pirateria da parte degli Houthi, le navi che trasportano il caffé proveniente dal Sudest Asiatico passano sempre meno per il Canale di Suez.
Cosa non ci dicono produttori e confezione finale
Tutte le condizioni sopra esposte in breve spiegano perché il prodotto finale è sempre meno pregiato e sempre più costoso. Questo produttori e torrefattori lo sanno, e sanno pure che la Legge al momento non obbliga a dichiarare in modo stringente provenienza, tipo e qualità dei caffé torrefatti e macinati. Né obbliga a specificiare nel dettaglio quali caffé ci siano nelle innumerevoli miscele che compriamo e beviamo. Dentro può esserci di tutto.
Perché presto berremo tutti caffé sintetico: che cosa è arrivato al limite. Leggi qui