Contaminanti, pesticidi, umidità che lo invecchia: cosa c'è nel miele millefiori che compriamo? I test
La legge consente di produrre da fioriture diverse che cambiano da zona a zona. Ma quanto è sano e privo di residui chimici il miele? Qui i risultati

Millefiori. E' il miele che di solito costa di meno, c'è chi lo critica come "mischione" comodo per recuperare un prodotto che non è "specifico", c'è chi in modo più aderente alla realtà sa che per legge il milefiori si può produrre e quella denominazione definisce il miele prodotto dal nettare di diversi fiori. Poi ci sono quelli monofloreali, quindi ci castagno, di asfodelo, di eucalipto e così via. Per la caratteristica composizione (che varia a seconda delle fioriture presenti da zona a zona) il millefiori tende a cristallizzarsi più rapidamente di altri. Ma è tutto sano quello che mangiamo? I nuovi test alimentari aiutano a capire con quale tipo di prodotto abbiamo a che fare. Vediamo in dettaglio.

Quattordici marchi sotto esame
I test sui millefiori sono stati svolti dal team indipendente del Salvagente, rivista online leader nelle analisi di laboratorio a tutela dei consumatori contro le truffe. Cosa è emerso? Nei 14 marchi analizzati, esistono segnali di invecchiamento precoce del prodotto e residui di pesticidi. In particolare di tre fra questi: Acetamiprid, messo sotto accusa perché porta alla morte delle api, specie in pericolo, il "parente stretto Thiacloprid che è stato vietato nel 2021 e lo Spirotetramat che verrà definitivamente bandito ad ottobre di quest'anno. I residui di queste sostanze, già in parte vietate dalla Legge, sta a significare che esistono casi in cui i coltivatori le spruzzano anche durante la fioritura, e quindi queste passano attraverso il terreno lo alla pianta stessa al fiore su cui si posa l'ape, perciò di questa filiera che non funziona a dovere sono vittime proprio gli apicultori.
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Quanto è puro e sano il miele che mangiamo
A non rendere fresco e integro come ci si aspetterebbe il miele millefiori che acquistiamo, è anche la presenza "spia" rilevata nei test di laboratorio, di l’idrossimetilfurfurale, o Hmf che si produce per effetto del degrado degli zuccheri, di fatto "invecchiando" il prodotto. Quindi anche le condizioni di stoccaggio e conservazione in diversi casi non sono quelle ideali. Che quadro viene fuori dai test su 14 tipi di miele, di cui 2 biologici? Riassumendo: i residui di pesticidi riscontrati sono tutti al di sotto dei limiti di Legge, quindi Hmf 40 mg/kg e 80 mg/kg se si parla di miele di provenienza tropicale, Acetamiprid 0,05 mg/kg e Spirotetramat 0,5 mg/kg. Ma i ci sono ancora, segno che chi coltiva non sempre rispetta le regole. E dato che queste sostanze possono danneggiare il sistema endocrino umano e la formazione del feto, ci si aspetta ulteriori strette, una delle quali, lo Spirotetramat, verrà definitivamente messa fuori uso con la fine di ottobre 2025.

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Risultati finali dei test: i 14 marchi di miele se la cavano tutti abbastanza bene, a cominciare da quelli molto popolari come Ambrosoli e Mielizia, mentre in un caso la presenza di umidità è eccessiva al tetto massimo del 20%, ed è quello del miele di Apicoltura Casentinese. Che però si difende producendo i dati che dimostrano come quella percentuale fosse entro i limiti all'uscita dalle linee di produzione e di magazzino. Quindi lo stress termico deve essere avvenuto a seguire, nel trasporto o nello stoccaggio successivo. I risultati in dettaglio, marchio per marchio, sul sito del Salvagente.
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