Fragole, frutta di primavera fra pesticidi e residui chimici pericolosi. Le migliori e peggiori secondo i test
Cinque anni dopo, vengono ripetute le analisi sui marchi venduti nella grande distribuzione, i campioni esaminati sono stati 15. Ecco i risultati

Aprile e un dolce gustar le fragole. Quando questo frutto (ma in realtà si tratta della parte grossa e carnosa del fiore, i veri frutti sono quelli piccolo e gialli sulla superficie rossa) sprigiona il meglio del suo sapore e della consistenza. Le fragole "naturali" le troviamo fino a tutto giugno, ma in realtà da anni la coltivazione in serra le rende disponibili per gran parte dell'anno. Sono comunque un apprezzatissimo frutto simbolo della primavera, della bella stagione, e alimentano un mercato da 300 milioni di euro l'anno in Italia e da oltre 900 milioni in tutta la zona Ue. Ma quanto sono sicure e salutari le fragole che mangiamo?
I test alimentari
Il team del Salvagente, rivista leader contro le frodi nei confronti dei consumatori e nei test di qualità, ha sottoposto a esame 15 campioni di fragole vendute nella grande distribuzione in Italia. Fra i marchi messi sotto la lente d'ingrandimento: Lidl, Coop, Conad, Esselunga, Todis, Carrefour e NaturaSì, le vaschete Naturitalia, Mediterraneo Fragole, Agrì Margutta, Terre d’Italia, La selva, La favetta, Scarnato e Azienda agricola Petrosino Sabato. Qual è stato l'esito dei testi di sicurezza alimentare?
Le migliori, le peggiori e i residui di pesticidi
Nonostante i test alimentari siano andati meglio di quelli di cinque anni fa, che avevano rilevato maggiori casi di pesticidi chimici e altri residui oltre la soglia consentita dalla legge, restano ancora criticità. Poiché ben 24 fitofarmaci sono ancora presenti nelle fragole che compriamo e mangiamo e in alcuni casi ben 7 residui sono presenti nello stesso prodotto. E' il caso della qualità Favetta venduta in diversi supermercvati ma anche delle Regina lucane che si trovano da Esselunga. I migliori prodotti fra quelli esaminati sono NaturaSì e le fragole bio di Carrefour, molto bene anche le fragole distribuite con il marchio Conad Percorso Qualità.
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Ancora troppa "chimica" nella frutta
Tutte le varietà sotto esame sono state coltivate in Italia. I test hanno rivelato che i residui, seppure al di sotto dei limiti di legge, ci sono ancora. Secondo le cui disposizioni i LMR (Limiti massimi di residui), definiti dal Regolamento (CE) n. 396/2005, devono stare a seconda della sostanza utilizzata entro i 2, massimo 3 mg per chilo di prodotto. Siamo entro i limiti consentiti dal ministero della Salute in Italia e dall'Efsa in Ue, però resta aperto il dibattito sui fungicidi e pesticidi di cui restano tracce e che possono avere un'azione che innesca tumori e interferenze del sistema endocrino umano. Fra questi fitofarmaci: bupirimate, pirimicarb, pyrimethanil e tebufenpyrad ma anche boscalid, metalaxyl e pyraclostrobin. A cui si aggiungono residui di pesticidi che possono danneggiare lo sviluppo del feto, come il fluopyram e penconazole. Le analisi effettuate hanno rilevato in particolare residui acetamiprid, ethrimol e spinosad. Prodotti che agevolano la produzione ma che hanno ricadute critiche sulla salute umana, sulla sopravvivenza delle api e sull'ecosistema. In brevissimo e per riassumere: tutti i campioni hanno residui entro i limiti di legge, ma i resti di prodotti chimici ci sono ancora e non sono pochi. Si può fare meglio di così, dato che i risultati del 2025 sono migliori di quelli dei test alimentari precedenti, datati 2020.
