Espianto delle vigne: c'è il piano europeo ma spacca il mondo del vino. La protesta e le alternative
La Francia è il Paese che, in attesa di luce verde dall'Ue, ha la proposta più strutturata. Via la vigna con indennizzi per ettaro. E in Italia? Vediamo
Evviva il vino, vai col vino che è tutto gioia e fatturati multimilionari? Non proprio. Intendiamoci, i numeri continuano ad essere importanti ma lo scenario è problematico e la flessione dei consumi c'è. Il mercato cambia e si evolve, e mentre in Italia siamo nel pieno della polemica e degli scontri sull'opportunità o no di produrre vini dealcolati (qui l'approfondimento) avanzano i piani europei per l'espianto delle vigne. Sì, esatto. Significa levarne un bel po'. Ci sono troppi vigneti, troppa produzione di fronte a una domanda oscillante. Il Paese più deciso in questa direzione è la Francia che ha varato un piano nazionale per eliminare 100mila ettari di vigna sul totale nazionale di 750mila ettari. Non è poco. Cambia il territorio, il paesaggio, l'impresa.
Il mondo del vino è spaccato
Ma come stanno reagendo vignaioli e viticultori all'idea di dover espiantare ettari ed ettari di questa coltura? In Francia, dove i gilet gialli e la rivolta dei trattori hanno insegnato il governo a non centralizzare e affrettare troppo decisioni che ricadono sulla vita e i lavoro di centinaia di migliaia di persone, si è deciso di avviare un grande referendum fra tutti gli operatori del settore e che la raccolta dei pareri andrà avanti fino al 12 giugno. Ma qui in Italia? L'incertezza e la divisione regnano. Il settimanale di categoria, Tre Bicchieri, sta svolgendo un sondaggio a puntate fra i protagonisti della filiera eno. Ne viene fuori un ritratto nazionale molto frammentato, con i piccoli produttori nettamente contrari e i grandi marchi (che soffrirebbero di meno e possono differenziare più facilmente) che aprono alla possibilità di eliminare una parte delle vigne ora esistenti. Fra i pareri più favorevoli (fra molti "ma" e sfumature prudenti) c'è quello di Zonin, d'altro canto Argea e Argiolas sono contrari perché già in passato alcune zone d'Italia hanno pagato caro, sia dal punto di vista economico che da quello della tutela dell'ambiente, l'espianto delle vigne e oggi in alcune regioni c'è la necessità di espandere i territori dedicati a questa coltura.
Le soluzioni proposte
Il piano che sta prendendo corpo in Europa, e di cui la Francia si pone come sorta di cartina di tornasole, di Paese leader, è pagare la perdita di terreno a vigna e di possibile fatturato, già in crisi di suo per la sovrabbondanza di produzione rispetto alla domanda del mercato. In sintesi, il progetto francese prevede la proposta di pagare 2.500 euro per ettaro espiantato con la condizione che quella parte di territorio sia usata per altro per almeno 4 anni, per poi procedere al ritorno della vigna. Nel caso in cui l'espianto sia irreversibile, l'indennizzo salirebbe a 4.000 euro per ettaro. ll tutto dovrà avere luce verde dalle istituzioni Ue, ma intanto è il modello su cui ragionano gli altri Paesi incluso il nostro. Dove però c'è forte resistenza, e si dibatte sulla possibilità di rimodulare la produzione e spingere meno sulle quantità finali, ma pure sul possibile boom di nuovi prodotti che avvicinino le nuove generazioni al vino, e qui si torna a parlare di Lo/No, ovvero dei vini dealcolati che però non piacciono per niente (come concetto) al ministro della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, e vengono percepiti come una brutta copia, povera e scarsa del vino.