La grande truffa dell'olio lampante venduto come extravergine. Cos'è e perchè fa così male alla salute
Attribuito a un marchio inesistente, l'oro verde era presentato come tale ma conteneva prodotto scarsissimo e pericoloso. Come difendersi
L'oro verde continua a costare molto, è uno dei prodotti più richiesti e come tale al centro di contraffazioni e truffe. Abbiamo già scritto delle bottiglie "farlocche" e di quelle particolarmente inquietanti, con olio nero all'interno, oggetto di indagini e sequestri. L'ultimo aggiornamento sul fronte caldissimo dell'olio d'oliva partendo dalla scoperta di olio lampante spacciato come EVO.
Il frantoio Canosa di Puglia che non esiste
L'eccellenza dell'olio extravergine d'oliva italiano e della sua "Borsa" riferimento del settore, passa per la Puglia. Ed è spesso l'olio pugliese ad essere danneggiato da operazioni criminali. Una inchiesta di Striscia la Notizia ha fatto emergere la truffa dell'olio contraffatto venduto dentro lattine col marchio attribuito ad un inesistente Frantoio Canosa di Puglia. All'interno dei recipienti c'è olio di bassissima qualità, perfino olio lampante. Di cosa si tratta? Viene definito lampante l'olio ottenuto dalla spremitura residua di olive di bassa qualità scartate dal consumo umano, perché inacidite o troppo mature o piene di impurità, e quindi usato un tempo per alimentare le lampade. Va anche detto che l'olio lampante può essere trattato con raffinazione per migliorarne le caratteristiche organolettiche. E se mescolato ad extravergine lo si può vendere come olio d'oliva, non EVO.
La pista che dalla Puglia porta alla Campania
Le indagini sulla sicurezza alimentare, documentate da Striscia, hanno mostrato come quell'olio falso attribuito alla Puglia veniva prodotto con un collegamento che porta alla Campania, dove il prodotto scarso e dannoso per la salute veniva trattato e commercializzato.
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In cima agli alimenti più "taroccati"
L'indagine che ha individuato l'olio lampante venduto come extravergine, conferma una tendenza che riguarda le frodi alimentari legate al ricco e prestigioso mercato dell'olio d'oliva. Secondo i dati diffusi dal Masaf, il Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, l'olio d'oliva pugliese è il più soggetto a truffe e sofisticazioni (26% dei casi), seguito dal Prosecco (11%), dal Parmigiano Reggiano (8%) e dall'EVO toscano (7%).