L'allarme: "Trovata microplastica nel sangue umano". La scelta alimentare per evitare il pericolo

Per la prima volta uno studio individua residui nel volume circolante nel nostro corpo. Da cosa dipende e come difendersi a partire dall'alimento base

Microplastiche nel sangue umano: è la prima volta (Foto Shutterstock)
Microplastiche nel sangue umano: è la prima volta (Foto Shutterstock)
TiscaliNews

I residui sempre più microscopici di plastica sono ovunque, ad inquinare e avvelenare l'ambiente attorno a noi. Ma finora non era mai accaduto che uno studio scientifico trovasse campioni di questi residui nel sangue umano. I dati arrivano dal team del professor Dick Vethaak, ecotossicologo alla Vrije Universiteit di Amsterdam. Che ha analizzato i campioni di 22 donatori, su questi 17 hanno presentato tracce di polimeri chimici in circolazione dentro il sangue, si tratta dell'80% dei casi. Vethaak ha precisato: "Vogliamo ampliare il numero di campioni sotto esame, queste plastiche microscopiche vanno a depositarsi nei tessuti umani". L'intero studio è consultabile qui.

La contromisura: sembra banale ma non lo è

Secondo il professor Vathaak: "Sappiamo che le microplastiche danneggiano in particolare l'organismo di bambini e giovanissimi. La domanda a cui dobbiamo rispondere con i prossimi studi è: ci sono organi del corpo umano in cui questi residui tendono ad accumularsi? Possono raggiungere il cervello?". Nonostante gli allarmi lanciati dagli scienziati, la produzione di contenitori compostabili, l'intenzione politica di intervenire in questo ambito, la produzione di plastica è destinata a raddoppiare da qui al 2040. Ma qualcosa si può fare subito per evitare il più possibile la contaminazione. E passa proprio per l'acqua, la base della nostra alimentazione. E' qui interamente consultabile un secondo studio che dimostra quale grande differenza faccia che tipo di acqua si beve.

Quando il "nemico" è microscopico (Shutterstock)

Una prima "salvezza" nell'alimentazione

Il team di ricercatori con base a Dublino ha evidenziato che gli oligoelementi e minerali contenuti nell'acqua corrente, quella che sgorga dai rubinetti, tende a formare una pellicola protettiva dalle microplastiche sulle superfici con cui viene a contatto. Questo è stato riscontrato in particolare in elettrodomestici ad uso alimentare e bollitori. In pratica è l'acqua corrente a fornirci un primo grande aiuto, ragion per cui sarebbe opportuno, ogni volta che sia potabile e sicura, prediligere di bere l'acqua non imbottigliata. I controlli anche in quel caso sono rigorosi, ma fra sbalzi di temperatura ed esposizione al sole, la il Pet delle bottiglie può contaminare l'acqua che abbiamo comprato apposta per berla. Mentre cresce in modo drammatico anche la contaminazione di alimenti e terreni da Pfas (ne abbiamo parlato qui) di cui c'è traccia pure nel latte materno. E in Italia esiste ed è oggetto di inchiesta una larga fetta di territorio denominata Zona Rossa. Ripartire dall'acqua corrente e sicura, in attesa di altre misure, è quanto di più consigliabile.

Quanto è sicura l'acqua del rubinetto: le analisi e i responsi. Approfondimento

Pfas e Pet: meglio l'acqua corrente che quella in bottiglia (Shutterstock)