Pesticidi in tre tipi di frutta su quattro, male anche la verdura e il "bio" non si salva. Lo studio e i dati
Il dossier Stop pesticidi nel piatto di Legambiente ha messo sotto esame oltre cinquemila campioni. E come sempre, il "diavolo" è nei dettagli
Sgomberiamo subito il campo da un dubbio: quanto può essere attendibile uno studio svolto sui residui chimici nella frutta, se svolto da Legambiente e da Alce Nero, fra i più noti marchi di prodotti da agricoltura biologica? Lo è se si considera che la contaminazione da pesticidi, per quanto minore, riguarda anche produzioni bio. Il rapporto pubblicato da Legambiente col titolo Stop pesticidi nel piatto (disponibile integralmente qui) svela i residui di fitochimici trovati nei test su 5.233 alimenti differenti. E focalizza la sua attenzione sulla frutta.
Cosa stiamo mangiando
Il dossier Stop pesticidi nel piatto ha messo "sotto torchio" soprattutto campioni alimentari provenienti da agricoltura tradizionale, per la precisione 5.162 su 5.233 e va detto che fra tutti quelli esaminati solo l'1,36% è risultato oltre il Limite massimo di residui. Il dato che preoccupa maggiormente, è la presenza di differenti prodotti chimici nello stesso cibo, cosa che accade nel 26,33%. E in particolare nella frutta e nella verdura, dato che un campione di pomodori secchi aveva tracce di 18 differenti pesticidi. La frutta è il vero fronte a rischio, perché il 74% dei campioni ha resti chimici con particolare concentrazione nelle pere (90,73%) nelle pesche (85,64%) e negli agrumi (80,90%). Ma è contaminata da prodotti contro i funghi e gli insetti anche il 34,49% della verdura. Le cose vanno meglio sul fronte dei vini e degli oli d'oliva, con pochissimi campioni contaminati.
Troppi pesticidi illegali nel cibo
In coda al rapporto di Legambiente, c'è una delle note più inquietanti. Ossia la presenza di pesticidi illegali con relativi sequestri in tutti i Paesi dell'Ue, che sono radoppiati nel corso dell'ultimo anno grazie all'operazione Silver Axe in collaborazione fra i nostri Carabinieri e l'Europol. Per un totale di 2.040 tonnellate, salite rispetto al dato di dieci anni fa quando furono individuate e sequestrate 190 tonnellate. La provenienza è soprattutto cinese.
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