"Scarti contaminati riutilizzarti nel caffé": il testimone e l'accusa di Report, la risposta di Lavazza
La puntata del 9 febbraio è stata incendiaria, un "insider" mostra come verrebbero usati caffé e cialde scartati e destinati a concime. L'azienda non ci sta

C'è del marcio a Gattinara? La domanda è ironica e qui proviamo a fare il punto sulle accuse di un dipendente (rimasto anonimo) dello stabilimento Lavazza in cui si produce il famoso caffé, raccolte da Report nella sua inchiesta. E diamo voce anche alla replica di Lavazza, che non ci sta a fare la parte della multinazionale che produce "schifezze" che finiscono nella nostra tazzina. Andiamo con ordine e riepiloghiamo cosa è successo.
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Il testimone "insider" e l'inchiesta di Report
Il programma Rai condotto da Sigfrido Ranucci, già in aperta collisione col mondo del vino dopo le inchieste su quelli "aggiustati" (leggi qui) e sul Passito di Pantelleria la cui lavorazione sarebbe truccata (ne abbiamo parlato qui) ha puntato la sua torcia giornalistica sullo stabilimento Lavazza di Gattinara (Piemonte) dove lavorano da anni 500 persone. Nel servizio andato in onda il 9 febbraio, si parla di caffé scartati e contaminati, recuperati da un apposito reparto dove finiscono questi resti, e di come questi scarti finiscano poi mescolati in pacchi e cialde immessi nuovamente nel mercato. "Cialde recuperate ma contaminate" sottolinea il dipendente-testimone che è la fonte principale di Report. E a seguire, un mischione di decaffeinato, arabica e e robusta mescolato nelle confezioni in vendita.
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"Concime nei pacchetti"
Il particolare più inquietante di cui riferisce Report, sarebbe il riutilizzo nello stabilimento Lavazza di quegli scarti di caffé che venivano ceduti a chi ne faceva concime. Ma ora, dice il testimone sentito dai giornalisti, "lo scarto è aumentato e quindi viene recuperato" e "va nei pacchetti". Verrebbero addirittura riciclate le cialde col gommino marrone, prodotte per i successivi controlli e poi buttate via dopo che attraverso la confezione è passata dell'aria. Secondo la ricostruzione di Report, il caffé di scarto viene prelevato, setacciato, aspirato fino a contenitori da 180 chili. Come è possibile che pratiche di questo genere avvengano indisturbate in un impianto del gruppo Lavazza? Il dipendente risponde: "Su questa linea non ci sono controlli".

L'ira del vicesindaco e la risposta di Lavazza
Interpellati da Report, i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil rispondono di non aver mai ricevuto prima segnslazioni di quel tipo. Molto più seccata la replica di Daniele Baglione, vicesindaco di Gattinara che parla di servizio giornalistico "mistificatorio e diffamatorio", ribadendo che "chi conosce lo stabilimento e le modalità in cui si opera al suo interno, guardando il servizio, si è trovato di fronte a...un vero e proprio pattume mediatico prodotto con i soldi pubblici" . A seguire, la risposta di Lavazza, in dettaglio:
"Nell’ambito del servizio andato in onda ieri sera durante la trasmissione Report su Rai3 sono state fornite informazioni in modo ingannevole, riportate con termini gravi e lesivi della nostra reputazione, con utilizzo strumentale di immagini dei reparti produttivi dello stabilimento di Gattinara. La qualità e la sicurezza del prodotto costituiscono per Lavazza elementi assolutamente imprescindibili.
Durante il nostro processo produttivo è prevista la possibilità di recuperare e utilizzare, anche in ottica di economia circolare, caffè macinato pienamente conforme ma confezionato in packaging difettoso (pacchetti o capsule), ad esempio con errori di contenuto netto di caffè o di etichettatura. Le linee dedicate rispondono a rigorose procedure e controlli a totale garanzia della qualità e della sicurezza del prodotto e sono soggette a verifica da parte di enti terzi, come tutti gli impianti dei nostri stabilimenti.
Tutti i prodotti, invece, il cui difetto di packaging provochi un’esposizione del caffè all’aria o qualsiasi altro evento che possa inficiare la qualità o la sicurezza alimentare del caffè, vengono sempre esclusi durante la procedura di recupero e definitivamente scartati dal processo produttivo. Questo caffè, quindi, non viene mai recuperato ma, anziché essere inviato al macero, può essere in alcuni casi destinato a terzi per utilizzi non alimentari (es. concimi, pellet, ecc.). Mai e in nessun caso accettiamo compromessi sulla qualità, né tanto meno immettiamo sul mercato prodotti potenzialmente rischiosi per la salute dei consumatori, come invece l’utilizzo nel servizio televisivo del termine “contaminato” potrebbe lasciare intendere. L’utilizzo del caffè recuperato è previsto soltanto in alcune ricette e nella percentuale variabile richiesta dalla composizione della specifica miscela, al fine di mantenerne costante il profilo organolettico. Il prodotto Lavazza Dek prevede esclusivamente l’utilizzo al 100% di caffè decaffeinato, senza eccezioni. Le ricette di Lavazza sono da sempre contraddistinte dalla qualità che ha riscontrato il gusto e la fiducia dei nostri consumatori in questi 130 anni di storia.
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