Troppi veleni: "Questa è la fine dello zucchero in Europa". La guerra legale, la sentenza e la protesta
Già si parlava dei danni da zucchero bianco raffinato, esagerando, ora c'è la sentenza Ue che allarma i produttori. Mentre il virus "giallo" resta un problema
Non c'è pace per lo zucchero. Intanto per tutta la disinformazione e le dicerie che si porta appresso, con la mitologia secondo cui quello raffinato e bianco e poco meno che "veleno" e dannoso per la salute, mentre quello integrale di canna sarebbe più salutare. E abbiamo spiegato già qui che le cose non stanno così. Ora però l'allarme arriva dai grandi produttori europei che protestano per la sentenza della Curia (acronimo internazionale della Corte Europea di Giustizia) che mette fine alle deroghe finora usate nell'uso di pesticidi nella coltivazione di barbabietole da zucchero. Lo stop allarma i grandi produttori che hanno protestato: "Questa è la fine dello zucchero europeo". Perché tanto allarme? Vediamo in dettaglio.
La sentenza
C'è una malattia virale della pianta della barbabietola da zucchero che viene chiamata "giallo" e che finora in tutti Paesi dell'Ue era stata contrastata con l'uso di pesticidi neonicotinoidi. Efficaci nel proteggere le piante da cui si ricava lo zucchero, ma rischiosi per la salute umana e autentici killer delle api. La drastica diminuizione degli insetti impollinatori era imputata alle deroghe sull'uso di prodotti chimici a base di clothianidin e thiamethoxam. Per inciso, già vietati in Ue ma utilizzati ancora grazie alle deroghe concesse ai singoli Paesi membri. La sentenza della Corte Europea di Giustizia ha recepito la lunga battaglia cominciata nel 2019 da un apicoltore belga contro le pratiche "velenose" del suo stesso Paese, col supporto di Pesticide Action Network Nature e Progrès Belgium. La battaglia è vinta: l'abuso di deroghe sui veleni chimici che salvano la pianta dal "giallo" ma fanno morire le api e rendono il prodotto finale a rischio per l'uomo deve ufficialmente terminare. Niente più deroghe. E produttori in allarme, considerato che dal 2019 e il 2022 sono state concesse in totale 236 autorizzazioni di emergenza per 14 sostanze già proibite.
La protesta
Tra i Paesi che più di tutti si sono mobilitati per protestare contro la sentenza che a loro dire scavalca la realtà andando appresso ad una interpretazione esagerata delle norme sulla sicurazza alimentare e ambientale, ci sono oltre al Belgio anche il Lussemburgo, la Grecia, la Francia, l'Ungheria e la Finlandia. Ma la preoccupazione è condivisa altrove. La sentenza è del 19 gennaio 2023, contro di essa si sono mobilitati i produttori di barbabietola europei (Cibe), l'associazione degli agricoltori e delle cooperative Copa-Cogeca e l'Associazione europea dei produttori di zucchero (Cefs). Senza quei pesticidi il virus giallo distrugge le piante e dove è arrivato lo stop la produzione è scesa del 30%. La direttrice del Cibe, Elisabeth Lacoste, ha commentato: "La sentenza segna un divorzio tra l'interpretazione giuridica e la realtà agronomica che devono affrontare i coltivatori. Questo porterà alla chiusura di fabbriche e attività, con perdita di posti di lavoro in alcune delle zone a produzione agrirurale più fragili in Europa". Da Pesticide Action Network Nature (Pan) rispondono che Malta ha già avviato tecniche di produzione dello zucchero alternative, senza pesticidi, e in grado di rispondere alle esigenze di mercato. Insomma, stop allo zucchero "avvelenato". Ma non lo era già quello bianco e raffinato? Lo scrivevamo sopra e lo ripetiamo qui: no. Leggi perché.