Fettuccine Alfredo: la specialità italiana amata dai divi e sconosciuta in Italia
Grande è la sorpresa quando si scoprire che la specialità, tanto amata all’estero, altro non è che il piatto conosciuto come pasta al burro

Forse non tutti sanno che negli Stati Uniti, tra le eccellenze della gastronomia italiana più apprezzate, ne esiste una che, strano a dirsi, nel Belpaese è ignota ai più: vale a dire le Fettuccine Alfredo. Grande è la sorpresa quando si scoprire che la specialità, tanto amata all’estero, altro non è che il piatto conosciuto come pasta al burro: una preparazione estremamente semplice (almeno all’apparenza), data talmente per scontata da essere spesso sottovalutata, quando invece, se realizzata nel migliore dei modi, può riservare molte sorprese.
Le origini della pasta al burro: la prima Alfredo
La pasta al burro, dalla quale per l’appunto derivano le Fettuccine Alfredo, ha origini antichissime: c’è chi dice vadano fatte risalire (quantomeno) al XV secolo, periodo di pubblicazione del Libro De Arte Coquinaria di Martino da Como, nel quale l’autore (cuoco presso alcune tra le più celebri corti rinascimentali), descrive i maccaroni alla romana (nome usato al tempo per le fettuccine), conditi con burro e formaggio stagionato.
Alfredo inventa le sue fettuccine
Fu necessario attendere parecchi anni perché questa ricetta, entrata nel frattempo a far parte della quotidianità degli italiani, iniziasse ad attirare l’attenzione. Tutto sarebbe cominciato nel 1908, quando Alfredo di Lelio, giovane cuoco che al tempo lavorava presso il ristorante della madre (situato in Piazza Rosa), per sostenere la moglie resa debole dalla gravidanza, le servì un piatto di fettuccine particolarmente sostanziose, arricchite da un’abbondante dose di burro e parmigiano. Le bionde, come amava chiamarle, piacquero a tal punto da entrare a far parte del menu proposto alla clientela.
Le fettuccine Alfredo diventano un must negli Stati Uniti
Fu proprio grazie a due clienti di grande fama, ovvero l’attore cinematografico Douglas Fairbanks (il re di Hollywood) e la moglie Mary Pickford, anch’essa celebre attrice (la fidanzatina d’America), che le Tagliatelle Alfredo ottennero il loro primo, importante riscontro. La coppia più trendy del tempo venne talmente colpita da questa prelibatezza, dal finire col pubblicizzarla presso il jet set statunitense. Non basta: come segno di riconoscenza per lo chef, nel 1927, durante una delle loro visite a Roma, gli regalarono una forchetta ed un cucchiaio in oro massiccio, posate ulteriormente impreziosite dalla dedica To Alfredo the king of the noodles.
Alfredo di Lelio: un Salt Bae ante litteram
A questo punto è legittimo domandarsi come una specialità, solo apparentemente banale, possa aver acquisito tanto apprezzamento, distinguendosi in un contesto culinario, come quello italiano, ricco di gemme ben più brillanti. A tal proposito occorre evidenziare che, tra i segreti del successo del signor Alfredo, c’era la gestualità con cui serviva le sue fettuccine, come testimoniato dal celebre ristoratore George Rector: le sottili strisce di pasta, una volta mescolate, venivano sollevate mostrandone lo splendore fatto di riflessi dorati, per essere quindi adagiate con movenze studiate all’interno dei piatti di portata. Questo pittoresco rituale, nella sua affettata teatralità, era in un certo senso simile a quello che, oggigiorno, ha fatto la fortuna di un altro ristoratore a la page, ovvero Salt Bae, la cui immagine nell’atto di salare la carne è diventata iconica.
I due Alfredo
Nel 1943, durante la guerra, Alfredo decise di vendere il suo ristorante. Pochi anni dopo, nel 1950, il richiamo dei fornelli fu irresistibile ed insieme al figlio Armando ne fondò un altro, chiamandolo Il Vero Alfredo e cercando in questo modo di distinguersi dal primo, Alfredo alla Scrofa. Quest’ultimo, infatti, non solo aveva conservato il nome originale, ma i nuovi proprietari avevano continuato a preparare le fettuccine che lo avevano reso rinomato. Inutile dire che, nel corso degli anni, tale sdoppiamento portò a non pochi dissapori.
I divi adorano Alfredo e la sua pasta
I Fairbanks non furono gli unici attori ad apprezzare l’opera di Alfredo: tra gli anni ‘50 e ‘60 uno stuolo di divi del grande schermo si innamorò della sua prelibatezza: celebrità entrate nella leggenda, come James Stewart, Gary Cooper, Jack Lemmon, Anthony Quinn, Bing Crosby, Ava Gardner, Sophia Loren, Tyrone Power, Sophia Loren.
Fu proprio grazie a queste personalità che la specialità entrò a far parte dell’immaginario collettivo statunitense, divenendo uno più apprezzati dei simboli del gusto tricolore. Una popolarità che appare tanto più strana se si pensa che in Italia (o, quantomeno, al di fuori di Roma), il piatto è ben poco noto, se non addirittura considerato un’invenzione a stelle e strisce.