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L'invenzione del Pandoro, il grande "rivale" del Panettone. E tutte le sue variazioni da non perdere

Era l'11 ottobre 1894 quando il pasticciere veronese Domenico Melegatti deposità il brevetto d'invenzione. Da allora è stato successo travolgente, in decine di versioni

Antonio Maria Guerra di Antonio Maria Guerra   
Pioggia di zucchero a velo sul pandoro: l'esplosione di un delizia (Foto Shutterstock)
Pioggia di zucchero a velo sul pandoro: l'esplosione di un delizia (Foto Shutterstock)

Il Pandoro è una delle prelibatezze che non può assolutamente mancare al termine dei lauti pasti che costellano le celebrazioni natalizie. Vale quindi la pena di approfondire la conoscenza di quello che, nel tempo, è diventato un vero e proprio must delle festività.

La origini del Pandoro

Le sua data di nascita, una volta tanto, è certa: era il 14 ottobre 1894 quando il pasticciere veronese Domenico Melegatti depositò il brevetto della specialità. In realtà già da diversi mesi la preparava e commercializzava, come testimoniato da una pubblicità dell’epoca in cui si invitava all’acquisto dello "squisito Pan d’oro".

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La forma del Pandoro: un vero e proprio esercizio di stile

Consapevole dell’importanza dell’immagine, il Signor Domenico aveva affidato all’amico pittore Angelo Dall’Oca Bianca il compito di donare alla sua creazione un aspetto che non passasse inosservato: l’artista ideò quindi la tipica forma troncoconica, con una sezione a stella ad otto punte. In men che non si dica, il prodotto ottenne un enorme successo: risultato confermato dall’immediato moltiplicarsi delle imitazioni.

Gli antenati del Pandoro, dal panis di Plinio al Nadalin

Sappiamo dunque quando il Pandoro ‘venne alla luce’: ciò che ancora oggi ci sfugge è cosa abbia ispirato la sua invenzione. Dolci più o meno simili si sono infatti succeduti nel corso del tempo, a partire da un panis dorato, cucinato nel I secolo d.C. da Vergilius Stephanus Senex, al quale fa più volte riferimento il celebre scrittore Plinio il Vecchio. Impossibile inoltre non citare il Levà, preparato a Verona nel corso della notte della Vigilia, ed i vari pan de oro e pan di Natale, spesso opera dell’ingegno di monache dal palato sopraffino.

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Ad ogni modo, l’indiziato numero uno di questa ricerca è il cosiddetto Nadalin, specialità anch’essa veronese, che ancora oggi può contare su una folta schiera di estimatori. Molto più basso del Pandoro, ha ingredienti simili, lavorati in modo tale da ottenere un impasto più compatto e dolce. Non a caso ha l’aspetto di una stella dai contorni irregolari, ricoperta da una granella di zucchero, mandorle e pinoli. Il Pandoro sarebbe quindi (il condizionale è d’obbligo) un’evoluzione del Nadalin al quale, sottraendo la copertura e servendosi di buona dose di lievito, fu permesso di svilupparsi in verticale, guadagnando in tal modo leggerezza e morbidezza. Un abbondante dosaggio di uova, burro e zucchero avrebbero fatto il resto, donandogli l’inconfondibile fragranza ed i preziosi riflessi dai quali deriva il nome.

Il Pandoro ed il Panettone: i due grandi rivali a confronto

Dopo questa breve "indagine", vale la pena confrontare il Pandoro con l’altro grande classico natalizio: il Panettone. Sebbene non manchino le similitudini tra le due preparazioni, a partire dagli ingredienti, è ancora una volta la lavorazione a fare la differenza. Il divario si sostanzia in termini di aspetto (il Panettone è più basso, di forma cilindrica e con una sommità a cupola), consistenza (il Pandoro è ben più morbido e friabile), profumo e persino calorie. Per quanto riguarda il gusto, se nel Panettone risalta il sapore dell’uvetta e dei canditi, il Pandoro si distingue per un trionfo di burro, zucchero e vaniglia.

Questione di carattere

A parere di chi scrive, ciò che maggiormente caratterizza le due preparazioni è il loro carattere: aspetto tutt’altro che secondario. Interpretando il pensiero del celebre filosofo Luciano de Crescenzo, il Pandoro, grazie alla sua elegante austerità, sarebbe più adatto agli "uomini di libertà": persone dal carattere indipendente, coloro che, per intenderci, amano l’albero di natale. Sempre per De Crescenzo, il Panettone, in virtù della sua squisita esuberanza, risulterebbe invece più gradito agli ‘uomini d’amore’: persone dal carattere affettuoso, più inclini ad addobbare un presepe.

Il Pandoro farcito: una tavolozza dai mille sapori

Per concludere non si può tralasciare il fatto che, da qualche tempo, il Pandoro viene arricchito con un gran numero di farciture, dalle più classiche (crema mascarpone, zabaione, Chantilly), ad altre più particolari (crema al pistacchio, cocco, limoncello). Imagination is the only limit, si direbbe nel mondo anglosassone: non deve quindi stupire che qualcuno abbia pensato a una versione salata della specialità, tagliata a strati ed ingolosita con un mix di salumi, formaggi, verdure e chi più ne ha, più ne metta.

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