Amendola, l'osteria Frezza e i giovani "che non vogliono fare certi lavori". Ma come si mangia e quanto fa pagare?
L'attore sempre più ristoratore. C'è ancora l'eco della sua polemica sugli sfaticati fissati con i social. Poi la tiktoker prenota da lui. Ecco com'è andata
Era il locale che sognava da tempo, è diventato il terzo dei ristoranti che Claudio Amendola ha fondato e di cui è il proprietario. In una seconda vita, post 60 anni, che alterna sempre di più gli impegni come attore all'attività di oste. Un anno fa ebbe grande risonanza l'apertura di Frezza de coccio, locale tipico romano in via della Frezza, anche perché in occasione della sua presentazione Amendola disse che "oggi i giovani non vogliono più fare i lavori che facevamo noi" e aggiunse che "se stai in un ristorante che funziona in quelle ore il lavoro è duro. Sudore e fatica". Rinfocolando la polemica con camerieri e cuochi in fuga da cucine e sale per gli orari infiniti e le paghe inadeguate. Mesi dopo, è l'oste Claudio Amendola a finire sotto esame.
"Come ho mangiato e quanto ho speso da lui"
E' stata la tiktoker Lafoodblogger a documentare l'esperienza gastronomica da Frezza de Coccio, l'ultimo locale aperto da Claudio Amendola. Bene il nome famoso, d'accordo sulla risonanza mediatica e passino le polemiche sui troppi scansafstiche perché illusi dai social che basti un video o un post giusto per svoltare il mese. Ma quando ci si siede a tavola nel ristorante tipico dell'attore, come ci si trova? I prezzi sono tutt'altro che insostenibili: si va dai 6 euro per gli antipasti come le bombe fritte nelle varie declinazioni (cacio e pepe, alla Norma ecc...) fino agli 8 euro per un carciofo alla giudia. I taglieri con salumi e formaggi vanno dai 18 ai 24 euro (per due persone) e i primi fanno la differenza a seconda della porzione. Come ha spiegato la tiktoker, se si prende una "mezza" di pasta alla Carbonara si spendono 9 euro, con l'intera si arriva ai 14 euro il piatto, ma le porzioni non sono scarse. Stessa politica per gli altri primi di pasta.
Vaccinara e costolette, dentro la "romanità" più spinta a tavola
L'ambiente da Frezza de coccio è al contempo verace e moderatamente elegante, come se gli arredi e la sala avessero voluto dare giusto un tocco di contemporaneità agli arredi e ai colori interni delle vecchie locande popolari con cucina che bada al sodo e punta al sapore e alla qualità degli ingredienti. Giusto per citare i prezzi in menu di due specialità di Roma: le costolette impanate di angello sono forse il piatto più costoso di tutti, 22 euro la porzione. Il baccalà sta a 18 euro, la coda alla vaccinara a 16 euro la porzione. Ma si può puntare in alternativa su pinse e focacce con varia guarnizione, e prezzi dagli 8 ai 16 euro. Esame superato? Pare proprio di sì, un bel mix di spontaneità e cura dei dettagli che lascia soddisfatti i clienti. E quindi sì, fin qui Claudio Amendola si può permettere di rivendicare la cultura del "fare" e punzecchiare quella di chi si atteggia un po' troppo in video e foto sui social.
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