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Bastianich e l'attacco ai vini dealcolati: "Un doppio grave errore". I danni che fanno, spiegati da lui

L'imprenditore della ristorazione e produttore di vino in tre regioni italiane analizza i due rischi si stanno trascurando. E non sono da poco

di FoodCulture   
Il nuovo boom dei vini dealcolati (Shutterstock), a destra Joe Bastianich (dal suo Instagram)
Il nuovo boom dei vini dealcolati (Shutterstock), a destra Joe Bastianich (dal suo Instagram)

Mentre l'Italia apre finalmente alla produzione dei vini dealcolati dopo lunga resistenza, ad attaccare frontalmente la nuova moda dei Lo-No (acronimo per Low e No Alcohol) è Joe Bastianich. Il giudice di MasterChef e di Hell's Kitchen è anche un produttore di vino nelle sue tenute nel Collio in Friuli, in Sicilia e Toscana. E sui dealcolati non la manda a dire, a cominciare dal doppio pericolo rappresentato dalla loro produzione.

"Bevi zucchero e consumi un sacco di energia"

Intervistato da La Stampa, Bastianich ha fatto un interessante esame dei rischi e contraccolpi negativi legati alla produzione dei vini dealcolati, da molti visti come grande opportunità di conquistare i giovanissimi e quindi nuove quote di mercato. Per l'imprenditore del vino e della ristorazione: "Il vino dealcolato è particolarmente energivoro, richiede una doppia lavorazione, per la fermentazione alcolica e per rimuovere l'alcol, consuma ingenti quantità d'acqua e perde per strada un sacco di prodotto". Non solo: "Nasce per far bene alla salute ma finisce per essere un drink altamente zuccherino e dal notevole impatto ambientale". Secondo Bastianich, non lo si dovrebbe nemmeno chiamare vino: "Sarebbe meglio, succo d'uva di ritorno". Fra l'impoverimento conseguenza dei Lo-No c'è anche il "dire addio all'invecchiamento.

Approfondimento: Zebra striping, la tecnica usata per bere dai giovani della Gen Z

La posizione dell'Italia ora sui vini dealcolati

Poco prima dello scorso Natale, la pubblicazione sul sito del ministero dell'Agricoltura delle disposizioni attuative del decreto sui dealcolati ha fatto superare ilvuoto normativo e il tabù dei vini delacolati in Italia. E cade soprattutto un tabù nel Paese maggior produttore al mondo di vino e culla della Dieta Mediterranea. Il nuovo decreto dice esplicitamente: "E' possibile ridurre parzialmente o totalmente il tenore alcolico dei vini, dei vini spumanti, dei vini spumanti di qualità, dei vini spumanti di qualità di tipo aromatico, dei vini spumanti gassificati, dei vini frizzanti e dei vini frizzanti gassificati". Nulla cambia per i vini a denominazione certificata: in Italia il processo di dealcolazione, totale e/o parziale, non potrà essere eseguito per le categorie di prodotti vitivinicoli a denominazione di origine protetta (Dop) ed indicazione geografica protetta (Igp). Al recente Vinitaly Paolo Castelletti, segretario generale della Uiv (Unione italiana vini) ha confermato che" in Italia il 36% dei consumatori è interessato a consumare bevande dealcolate, negli Stati Uniti, incubatore di tendenze specie tra i giovani, il mercato Lo-No (no e low alcohol) vale già un miliardo di dollari". 

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di FoodCulture   
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