Bianchello, "casciotta" e tartufo: nel piatto e nel calice la bellezza e il gusto del Metauro
Solo un alter ego del Brunello? Il gioco di parole dura un attimo e dentro e attorno a questo vino c'è il sapore e la storia di un territorio. Scopriamola

Conoscete l'”alterego semantico” del Brunello? Il Bianchello! Scherzi a parte, ho voluto esordire con una boutade in quanto ho sentito sin troppo spesso parlare del poco successo di una delle uve della mia terra a causa del suo nome, che assumerebbe caratteristiche “diminutive” e, per qualcuno, addirittura dispregiative. Credo che queste siano solo chiacchiere da bar e che il Bianchello, negli ultimi anni, stia vivendo una palese e luminosa fase di rilancio. Il merito? Dei produttori, senza dubbio! Sempre più votati all'eleganza e alla valorizzazione delle proprie uve, attraverso vini dalla forte aderenza varietale e territoriale. Questa opera di valorizzazione, prodotta da una forte presa di coscienza delle potenzialità del Bianchello, sta avendo effetti concreti grazie, anche, al gusto contemporaneo che rispecchia a pieno i canoni di un vino fresco, agile, salino e, soprattutto, identitario.
Il vino
Per chi non conoscesse il Bianchello del Metauro, si tratta di una storica denominazione marchigiana che da poco ha compiuto ben 50 anni. Il vino Bianchello del Metauro Doc, da disciplinare, contempla l'utilizzo di un massimo 5% di Malvasia Bianca lunga, da sempre presente nei vigneti di Biancame, come testimoniano le antiche alberate, con viti maritate, in cui la varietà convivono. Le tipologie prodotte sono quella bianca ferma tradizionale (anche nella versione Superiore), quella Spumante e la versione da uve passite. Una straordinaria duttilità che ha permesso alle cantine locali di produrre un range di referenze capace di contemplare versioni più giovani e agili, espressioni più strutturate e longeve e, persino, degli spumanti metodo classico davvero interessanti e dei passiti di grande complessità gustativa.
L'uva, le leggende e la storia
In termini varietali il Bianchello (anche detto Biancame, Biancuccio o Greco Bianco) affonda le proprie radici nella storia e, come leggenda narra, ha inizio 2.227 anni fa, durante la storica Battaglia del Metauro (207 a.C.), quando i romani riuscirono a battere le truppe cartaginesi proprio grazie al troppo Bianchello bevuto dagli stessi la notte prima di imbracciare le armi. “E' Tacito, lo storico latino, a narrare del ruolo fondamentale del vino nello scontro decisivo della seconda guerra punica. Uno scontro che, rimuovendo la minaccia cartaginese, determinò l’ascesa dell’Impero Romano e la storia dei popoli.” Un vino che ha avuto l'ardire di determinare l'esito di una guerra non è di certo cosa da poco! Una storia che attraversa le ere, dagli insediamenti benedettini al Ducato di Urbino, fino al conseguimento della DOC nel 1969. Lo stesso Mario Soldati ne tesse le lodi nel suo Vino al Vino giocando con la contrapposizione tra la familiarità semplice e genuina del nome Bianchello e l'importanza della definizione territoriale Metauro. Un vino che già all'epoca manifestata in maniera nitida la sua duplice attitudine a essere schietto e diretto e, al contempo, anelare all'eleganza e alla finezza minerale dei grandi bianchi.
Il territorio
L'areale di riferimento è localizzabile nel Nord delle Marche, a confine con la Romagna, in un’area abbastanza vasta che spazia dalle colline (che rappresentano oltre il 70% del territorio) al mare Adriatico e abbraccia ben 18 comuni della provincia di Pesaro e Urbino, nella vallata del Metauro: Fano, Cartoceto, Saltara, Serrungarina, Montefelcino, Isola del Piano, Fossombrone, S. Ippolito, Montemaggiore, S. Giorgio, Piagge, S. Costanzo, Orciano, Barchi, Fratte Rosa, L’isola amministrativa del comune di Mondavio denominata Cavallara, compresa tra i territori comunali di Serrungarina, Montemaggiore, Piagge, S. Giorgio e Orciano, e parte dei territori comunali di Urbino e di Fermignano. In un territorio a cavallo fra Appennini e Mare Adriatico il clima non può che variare in base agli influssi delle montagne e del mare. Ovviamente, un parametro fondamentale di cui tener conto saranno le altitudini, che nell’entroterra si spingono fino a quote di alta collina.
L'enoturismo
Un'area che punta molto sull'enoturismo grazie all'integrità del contesto paesaggistico, alla storia antica, alla tradizione vitivinicola millenaria e alla gastronomia locale di pregio. Inoltre, a far capo a questo territorio c'è la città di Pesaro, capitale della cultura 2024, nonché Urbino, polo focale del Rinancimento nelle Marche (e non solo) come sancito dal riconoscimento a patrimonio dell'umanità Unesco.
Territorio che si presta ad attività quali il trekking, bird watching, il cicloturismo ma anche a eventi enogastronomici come le cene in vigna (sempre più in voga in queste zone) nelle quali il vino e la gastronomia locale incontrano temi quali l'astronomia, la musica, l'arte, la poesia. Sono proprio le cantine del Bianchello a crescere di annata in annata in termini di proposta enoturistica, coordinandosi con altre attività e implementando, così, la percezione del valore dell'intera filiera.
Gli abbinamenti
La versatilità del Bianchello, in tutte le sue tipologie, promette e permette esperienze di abbinamento vino-cibo di grande gusto. Partendo dal territorio non può mancare la Casciotta d’Urbino, un formaggio dolce che sa di latte fresco, fragrante e molle, tra i preferiti di Michelangelo; imprescindibile anche il brodetto di pesce, in tutte le sue varianti. Nato a bordo dei pescherecci come zuppa di “pesce povero” (mazzole, rana pescatrice, gattuccio, tracina, razza, boccaincava, pesce san pietro, canocchie, seppie, scorfano) è cucinato con olio evo, cipolla, concentrato di pomodoro e aceto ma ogni cuoca/o si ritiene depositario della migliore ricetta, tanto da aver dato vita a manifestazioni e vere e proprie sfide sul tema, come la BrodettoFest di Fano; in fine il Re dei prodotti del nord delle Marche, ovvero il Tartufo Bianco di Acqualagna, tra i più pregiati al mondo, completa e nobilita preparazioni che ben si sposano con il Bianchello del Metauro.
Se questi sono gli abbinamenti territoriali, non va esclusa la possibilità di mettere alla prova la duttilità del Bianchello osando con piatti della cucina greca o con il sushi.
Il Rinascimento del Bianchello
Un vino e un territorio in cui storia, bellezza e bontà sembrano essere optional di serie, eppure è solo negli ultimi anni che si sta parlando di Bianchello del Metauro con la giusta cognizione in termini di prospettive di posizionamento, come vino portatore di valori quali l'attenzione alla sostenibilità dell'areale di riferimento, la qualità agronomica ed enologica dei produttori coinvolti nella sua produzione e la capacità di farsi portatore di un'identità unica e irripetibile. E’ qui che entra in gioco l’opera di un manipolo di produttori lungimiranti e virtuosi che ha creato un’associazione dedicata, proprio, alla valorizzazione e alla promozione del proprio vitigno principe di queste zone.
Da anni sono convinto fautore di ogni tipo di unione fra produttori, specie quando a riunirsi sono produttori di nicchia e, per questo, vi invito ad approfondire la conoscenza dell’associazione Bianchello d’Autore, volta a valorizzare l’eccellenza vitivinicola di questo territorio, mostrandone in maniera coordinata potenzialità in termini di vocazione e biodiversità. Vini che riescono a manifestare in maniera spontanea e mai forzata il raro connubio fra tradizione e contemporaneità grazie all’affabilità del Bianchello e alle percezioni fresche e minerali che sa dare. Sono certo che visitare questi virtuosi produttori e le loro cantine, lasciandovi avvolgere dalla bellezza del contesto paesaggistico locale, tra mare e collina, vi farà comprendere e apprezzare a pieno la natura di questo areale e dei suoi vini.