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Brunello di Montalcino, viaggio nella terra da fiaba in cui nasce il re dei rossi

Dagli Etruschi ai Romani fino ai nostri giorni, fra i segreti e le storie della via Francigena, dove nasce uno dei vini italiani più amati di sempre

Antonio Maria Guerra di Antonio Maria Guerra   
Montalcino, nel cuore di un territorio dalle molte bellezze (Foto Shutterstock)
Montalcino, nel cuore di un territorio dalle molte bellezze (Foto Shutterstock)
Il Brunello di Montalcino, l’eccellenza enologica toscana che tutto il mondo ci invidia, nasce nella Val d’Orcia, sui dolci pendii di una specifica collina, quella di Montalcino, in un contesto caratterizzato da paesaggi fiabeschi, dove il tempo di indomiti cavalieri e graziose damigelle sembra non essere mai passato.
 
La vigna, regina di un paesaggio di grande dolcezza (Shutterstock)

Un po' di storia

Stiamo parlando di una zona da sempre vocata alla coltivazione dell’uva: attitudine della quale sia gli Etruschi che i Romani erano ben consapevoli. Nel medioevo, grazie ai viandanti che percorrevano la via Francigena per raggiungere Roma, tale fama crebbe ulteriormente. A tal proposito, numerose sono le testimonianze letterarie, tra le quali uno scritto del XVI secolo in cui lo storico bolognese Leandro Alberti, facendo riferimento a questo territorio, lo definisce “molto nominato per li buoni vini che si cavano da quelli ameni colli”. Per quanto possa sembrare strano, al tempo il vino più apprezzato non era un rosso, ma un bianco dolce, il cosiddetto ‘Moscadello’. Del resto il Brunello ancora non era nato: fu necessario attendere la seconda metà dell’800 perchè vedesse la luce grazie all’impegno di Clemente Santi, un farmacista appassionato e caparbio che si mise in testa di vinificare in purezza una particolare tipologia di Sangiovese, il Sangiovese Grosso, vitigno che secondo lui era in grado di catturare ed esprimere al meglio le qualità uniche del suolo di Montalcino. Clemente vinse la scommessa: nel 1869 il ‘vino rosso scelto (brunello)’ ottenne il suo primo riconoscimento ufficiale presso l’Esposizione Agraria di Montepulciano. Da allora ne seguirono molti altri.
 
Un'eccellenza enoica italiana (Shutterstock)

La terra del Brunello

Quali sono i fattori che rendono il Brunello tanto speciale? Da questo punto di vista, come già accennato, la natura del terreno ha un ruolo di estrema importanza. Altrettanto rilevante è l’esposizione dei vigneti. Quasi inutile sottolineare che questi elementi variano in base all’appezzamento, regalando al prodotto caratteristiche peculiari. Ciò ha finito col determinare il valore degli appezzamenti stessi e spiega come mai, al giorno d’oggi, le maggiori aziende del settore enologico (e non solo) sono disposte a spendere cifre folli pur di accaparrarsi specifici fazzoletti di terra.

La produzione

Il metodo con cui si produce il Brunello non differisce più di tanto da quello impiegato per produrre qualsiasi altro rosso (la cosiddetta ‘vinificazione in rosso’), un breve riepilogo può comunque essere interessante per comprendere tutto il lavoro che c’è dietro una specialità del genere. Subito dopo la vendemmia si procede alla diraspatura dei grappoli d’uva (l’eliminazione del graspo), quindi alla scelta dei chicchi migliori che sono pigiati delicatamente così da ottenere il ‘mosto’. Quest’ultimo è travasato in grandi contenitori cilindrici d’acciaio inox dove, a temperatura controllata, avvengono la criomacerazione e la fermentazione. A questo punto la parte liquida del mosto è separata dalla solida. Dopo una nuova fermentazione (la ‘malolattica’) il vino è pronto per l’affinamento, al quale seguirà l’imbottigliamento.

Le annate e l’invecchiamento

Condizioni climatiche favorevoli contribuiscono a rendere il Brunello di determinate annate particolarmente pregiato. Un’apposita commissione provvede a ‘giudicare’ il prodotto, assegnandogli un voto espresso in stelle che può raggiungere un massimo di cinque. L’invecchiamento contribuisce ad incrementare ulteriormente le doti del vino: la sua acidità e tannicità gli permettono infatti di riposare per decenni in botti di rovere, arricchendosi di preziose note gusto-olfattive. A tal proposito è interessante ricordare che nel 1994, Franco Biondi Santi servì a un selezionato gruppo di intenditori un’annata 1888.
 
La "gioielleria" del vino (Shutterstock)

Il gusto e il valore (anche monetario) del Brunello

A questo punto è importante spiegare perchè il Brunello piaccia tanto. Ciò che in primis attira l’attenzione è il colore rosso rubino. Il profumo è intenso ed elegante: soffermarsi ad apprezzarlo regala sentori che spaziano dai frutti di bosco alla vaniglia, dalle spezie al cuoio, dal tabacco al cacao. Il gusto è strutturato e persistente. Acidità e tannicità rendono il vino ideale per accompagnare, tra l’altro, primi dai sughi corposi, succulente carni alla griglia e formaggi stagionati dal sapore deciso. Siamo alla presenza di un vero e proprio re della tavola: le sue indiscutibili qualità lo hanno portato ad essere la prima DOCG italiana (insieme al Vino Nobile di Montepulciano). Al giorno d’oggi, estimatori particolarmente facoltosi sono disposti a pagare decine di migliaia di euro per una sola bottiglia, accaparrandosi in questo modo un’eccellenza che, al di là delle indubbie qualità, è diventata al contempo ‘status symbol’ e oggetto di investimento.
Antonio Maria Guerra di Antonio Maria Guerra   
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