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Si scrive Gamay, si legge Grenache. Ecco i vini speciali del Trasimeno, pronti per un grande futuro

Da queste parti avevano cominciato gli etruschi, poi la vinificazione di provenienza franco spagnola e ora una Doc relativamente giovane. Le recensioni

Vittorio Ferladi Vittorio Ferla   

Nella piccola Umbria comincia a farsi largo una minuscola denominazione sconosciuta ai più: è la Doc Trasimeno che comprende per intero i Comuni di Castiglione del Lago, Magione, Paciano, Panicale, Passignano sul Trasimeno e Tuoro sul Trasimeno e parte dei Comuni di Città della Pieve, Corciano, Perugia e Piegaro. La conformazione delle colline, la ridotta superficie pianeggiante e la presenza del lago Trasimeno danno vita a un ambiente ideale per la coltivazione della vite e dell’olivo. Questo è il piccolo regno dei vini provenienti da uve Gamay, vini freschi, leggiadri e succosi. Attenzione però: il nome Gamay è frutto di un errore originario che, nella storia, si è radicato.

La "dama" franco-spagnola arrivata fino a qui

In realtà, l’uva che rappresenta il punto di forza della doc Trasimeno non è altro che la Grenache, ovvero un vitigno a bacca nera coltivato estesamente in Francia e in Spagna, dove è conosciuto come Garnacha, Australia e Stati Uniti. Diffusa nell’area mediterranea, la Grenache ha dato vita a varietà territoriali come l’Alicante nel sud della Spagna, il Cannonau in Sardegna e il Tai rosso nei Colli Berici, in provincia di Vicenza. In Francia, la Grenache è diffusa nella Valle del Rodano meridionale, dove insieme allo Syrah e al Mourvedre dà vita al classico blend detto GSM ed è il vitigno principale del vino Chateauneuf-du-Pape. La Grenache è un vitigno molto versatile che permette di produrre vini che spaziano dai rosé della Côtes de Provence (assieme a Cinsaut e Mourvedre), fino ai vini dolci di Banyuls, prodotti al confine con la Spagna, dove la Garnacha è il secondo vitigno a bacca nera per estensione, superata solo dal Tempranillo. I vini provenienti dalla Grenache hanno in genere colore rosso piuttosto scarico e bassi livelli di acidità e di tannino. Sono vini generalmente leggeri e beverini, ma se il vitigno viene coltivato in zone aride e pietrose, come nel Priorat e in Provenza nell’area di Chateauneuf-du-Pape, possono avere una concentrazione di tutto rispetto, accompagnata da buona predisposizione all’invecchiamento. 

Qui in Umbria, prima ancora, fecero tutto gli etruschi

In questa parte dell’Umbria, la Grenache viene introdotta già a partire dal XVI secolo, nel periodo di dominazione spagnola nell’Italia centro-meridionale conseguente alla pace di Chateau-Chambrésis del 1559. Fin dal suo arrivo qui, la Grenache è stata coltivata con la tecnica ad alberello, di origine francese, e non con quella a “vite maritata”, molto più comune nell’area del Trasimeno e utilizzata già dall’epoca degli etruschi. Proprio per questo motivo prese erroneamente il nome di Gamay, vitigno francese allevato ad alberello e utilizzato per la produzione del vino Beaujolais, proveniente dall’omonima regione. Nello specifico, il Trasimeno Gamay Doc si presenta di un colore rosso rubino luminoso, di media trasparenza e con sfumature che possono andare dal granato al violaceo fino al blu. Il profumo è intenso e fruttato, dominato da sentori di frutti a bacca rossa come lampone, amarena e mirtilli.

Dagli assaggi effettuati durante l’evento Corciano, Castello di vino, svolto tra il 4 e il 6 ottobre scorso, emerge tutta la potenzialità di questi vini, molto vicini al gusto contemporaneo, grazie all’impegno di aziende che hanno cominciato a percorrere una strada interessante, in molti casi affidandosi in cantina alle doti dei contenitori di cemento. I vini del Trasimeno provenienti da Grenache hanno un approccio sorridente e amichevole, non sono affatto banali, mostrano note franche e golose, specie se serviti a temperature più basse. In prospettiva, c’è da chiedersi se, emulando la strada intrapresa dai ‘chiaretti’ e dai rossi freschi del Lago di Garda, non vi sia uno spazio per fare del Trasimeno Gamay un ‘vino di lago’ con tutto quel che ne deriva in termini di valorizzazione del territorio anche in una dimensione ludica e turistica. Del resto, praticamente tutte le cantine fanno accoglienza e l’area può offrire molto in termini di ospitalità e vacanza.

Le "stelle" della zona

Dalle batterie emerge, tra gli altri, il Giovanotto dell’azienda Montemelino, annata 2023, rubino scarico e brillante, naso composto di ciliegia e di pesca bianca, croccante e fresco in bocca, con una bella presa tannica e balsamica. Da segnalare l’Opra 2023 della cantina Madrevite, centrato sulle sensazioni di amarena e ricco di complessità: la tecnica del ‘governo all’uso toscano’ - metodo di vinificazione che prevede l’aggiunta di uve appassite nel fermentato, per attivare una seconda fermentazione - permette qui lo sviluppo di aromi intensi, fruttati e speziati, con una grande fragranza che ritorna al palato. Il Camporso Gamay 2022 de La Querciolana, affinato in legno, mostra un colore più scuro e maggiore complessità: il ventaglio gustativo esalta la parte speziata. Il Divina Villa 2022 di Duca della Corgna offre un corpo pieno e rotondo, una caratteristica nota ematica, tannini ben bilanciati. Molto gastronomico l’E-trusco 2021 dell’azienda Coldibetto che proviene dalla surmaturazione delle uve. Il Fontinius 2020 dell’azienda agricola Casaioli, affinato in legno, propone note tostate e fumé, esibisce un carattere opulento ma conserva un sorso snello. In generale, la batteria dei rosati sembra promettente soprattutto perché si distacca dalle stucchevoli note di lampone tipiche dei rosati di altri territori mentre esalta sapidità e note agrumate di pompelmo: c’è ancora un po’ di strada da fare alla ricerca di una coerenza tipicamente territoriale. 

Le basi ci sono, ora è tempo di decollo definitivo

Complessivamente, il Trasimeno Gamay appare una bella promessa che aspetta soltanto di essere mantenuta. Del resto, parliamo di un territorio ancora giovane sul piano enologico e sul piano organizzativo. Il riconoscimento della doc risale al 1972, ma il consorzio di tutela viene costituito soltanto nel 1997. Già nel 2017, però, il Consorzio si rinnova e diventa Trasimeno Consorzio Tutela Vini, modificando anche la propria immagine: il nuovo logo rappresenta il cuore blu del Trasimeno, circondato dalle verdi colline umbre. Il prossimo obiettivo, divenuto ormai urgente anche a detta dei critici enologici, è quello di cambiare definitivamente il nome di Gamay - che risulta dal disciplinare - in Grenache: un passaggio indispensabile per raccontare correttamente a tutti il prodotto e la denominazione, per fare di questo vino la bandiera del territorio e per creare relazioni virtuose con gli altri territori che allevano questo straordinario vitigno in Italia, in Europa e nel mondo

Vittorio Ferladi Vittorio Ferla   
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