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Grandi Langhe, il successo di un evento che apre i grandi vini al successo internazionale. Sold out negli Usa

Barbaresco, Barolo e gli altri grandi vini piemontesi rinnovano un appuntamento di prestigio e da marzo rilanciano oltre l'oceano. Gli appuntamenti

Vittorio Ferladi Vittorio Ferla   

Grandi Langhe 2025 si chiude con un grande successo, alla luce di un format innovativo che può diventare anche un punto di riferimento per altri territori e denominazioni. In particolare per quelle del meridione d’Italia, alla ricerca di identità e visibilità non ancora all’altezza del patrimonio vitivinicolo che il Sud riesce ad esprimere. La nona edizione della manifestazione del vino piemontese, firmata per la prima volta da Sergio Germano, neo presidente del consorzio Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani, ha visto un allargamento alle altre denominazioni del Piemonte (grazie alla collaborazione con Piemonte Land of wine) con la presenza di più cantine rispetto al passato - 490 in totale - e, di conseguenza un incremento della superficie a disposizione. Ma non finisce qua. Per la prima volta, l’evento ha accolto una sala per i giornalisti per assaggiare i campioni delle ultime annate in tranquillità (un po' come avviene nelle anteprime delle altre regioni). 

Undici anni fondamentali

“Ne abbiamo fatta di strada da quando, undici anni fa, abbiamo immaginato Grandi Langhe. Quasi la totalità delle nostre cantine associate partecipa e questo per noi è il primo e fondamentale successo. Significa che la manifestazione è vista come una reale opportunità promozionale e commerciale”, dice Sergio Germano. L’anno scorso diverse aziende non avevano potuto partecipare per mancanza di spazi. Stavolta Germano rivendica con orgoglio anche un’ampia rappresentatività del Piemonte: il 20 per cento delle aziende presenti partecipa grazie alla collaborazione con Piemonte Land Wine. "Accanto alla quasi  totalità delle aziende associate al consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e al consorzio di tutela Roero - spiega Germano - quest’anno abbiamo avuto i diversi territori vitivinicoli piemontesi e le principali cantine associate e produttrici delle molteplici denominazioni tutelate dagli altri 12 consorzi di tutela piemontesi”. Il motivo di questa collaborazione è presto detto: “Sono un cultore del gioco di squadra. Certo, nel Piemonte ci accomuna il nebbiolo ed è ovvio che le Langhe hanno un certo peso, ma può esserci più appeal presentandoci insieme. Credo che questo allargamento possa dare più attrattiva alla manifestazione. Così i visitatori potranno avere una panoramica più ampia del Piemonte vitivinicolo”, chiarisce Germano.

Sfondata "quota cinquemila"

L’evento, supportato da Regione Piemonte, Città di Torino e Banca d’Alba, ha registrato una costante crescita delle presenze: quest’anno più di 5mila, un quinto delle quali provenienti dall’estero. Soddisfatte quindi le 500 cantine presenti di cui 380 da Langhe e Roero e 120 dal resto del Piemonte che hanno presentato più di 3000 referenze di tutte le doc e docg piemontesi. L’area stampa, novità di quest’anno, ha accolto più di 150 giornalisti, italiani e stranieri, che hanno potuto assaggiare più di 700 referenze delle ultime annate di doc e docg della regione grazie al servizio ai tavoli dell’Ais Piemonte. “Grandi Langhe è un’idea vincente. L’idea di portare tutti in Piemonte a parlare di Piemonte. Questo di Torino dovrebbe diventare il più grande appuntamento della nostra regione, rappresentando i vertici del mondo vitivinicolo italiano. Qui si pensa in grande”. Ne è convinto Massimo Damonte, produttore a Canale d’Alba, ma soprattutto presidente del Consorzio Roero che - in partnership con quello più celebre di Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani - organizza e promuove l’evento. Continua Damonte: «Questo è un anno sperimentale. Abbiamo allargato il format ad altri consorzi con l’intenzione di creare un valore aggiunto. La risposta dagli altri consorzi non è ancora stata totalitaria, ma se l’idea piace è probabile che saremo costretti ad allungarne la durata a 3-4 giorni».

Le cose da fare in futuro

L’evoluzione dell’evento verso la costruzione di una corazzata vitivinicola regionale è confermato plasticamente dalla presenza tra i banchi delle Ogr del presidente della Regione Alberto Cirio, venuto a battezzare di persona il nuovo progetto. Germano assicura che i produttori delle denominazioni più affermate non percepiranno l’allargamento come una minaccia. «C’è voglia di fare squadra e di proporsi come un gruppo unico. Un atteggiamento che mi pare ormai recepito e accettato dai produttori. Del resto, anche tante aziende di Barolo e Barbaresco producono Barbera o Moscato e possono cogliere un’opportunità in questo nuovo disegno. Il gioco di squadra esclude la concorrenza». Quanto al format, Germano non prevede cambi all’orizzonte. «Il format resta questo, qualche produttore è rimasto fuori ma non sono tantissimi. Per ora quota 500 è quella giusta, mi fermerei qui. Ovviamente, dobbiamo correggere i piccoli errori per migliorarci».

Rinnovare un evento

La vera novità è che la sala dedicata ai giornalisti per degustare con comodità, lontano dalla calca dei visitatori, i vini messi a disposizione dalle aziende partecipanti, potrebbe trasformarsi in una vera e propria  riservata alla stampa, simile a quelle che, per esempio, si svolgono a novembre a Montalcino (Benvenuto Brunello) e a febbraio in Toscana (Chianti Classico Collection e le altre). A dire il vero, da diversi anni il consorzio Albeisa - che riunisce una parte delle aziende del Barolo e del Barbaresco intorno all’uso del medesimo formato di bottiglia - realizza già Nebbiolo Prima, una piccola anteprima con un gruppo selezionato di giornalisti e bottiglie coperte per garantire la massima distanza critica da parte degli assaggiatori. L’evento si svolge ad Alba nei giorni immediatamente precedenti alla mega manifestazione di Torino e raccoglie meno della metà delle aziende presenti quest’anno a Grandi Langhe e un numero assai circoscritto di esponenti dei media specializzati sul vino. L’iniziativa, però, negli ultimi anni, è quasi sparita dai radar dei media.

Rotta verso l'estero

Il Consorzio si prepara adesso ad affrontare la programmazione negli Stati Uniti tra febbraio e marzo, a riprova che gli Usa restano uno dei principali mercati di riferimento per le denominazioni piemontesi. Il Barolo e Barbaresco World Opening 2025 (BBWO2025) prevede un roadshow di academies, già tutte sold out, che toccheranno le città principali di Texas, Arizona e Colorado per incontrare oltre 200 operatori del settore. Le metropoli ospiti saranno Dallas, Houston, Austin, San Antonio, Phoenix e Denver. L’educazione e la formazione del trade si confermano essere un asset fondamentale su cui investire. La missione in America prevede poi un evento a Austin in Texas il 25 marzo dove più di 150 produttori porteranno le nuove annate di Barolo (2021) e Barbaresco (2022) ai professionisti d’oltreoceano. A conferma dell’importanza degli Stati Uniti per il mercato del vino delle Langhe ci sono anche i dati di imbottigliamento del 2024 che hanno segnato una sostanziale stabilità per le denominazioni. Il Barolo docg ha segnato un +6% per l’anno 2024 come imbottigliato rispetto all’anno 2023 e in particolare un +32% per il mese di dicembre a conferma dell’interesse verso il Barolo e per l’ultima annata 2021 che sta uscendo sul mercato. Il Barbaresco docg è stabile come le altre denominazioni. Nota di merito anche per il Langhe doc e in particolare il Langhe doc Nebbiolo che ha segnato un +12% annuale.

Vittorio Ferladi Vittorio Ferla   
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