Le magie del Gavi, dove il Piemonte diventa "mare" e nasce il Cortese, tutto da scoprire
L'uva a bacca bianca dà origine a un vino bevuto in più di 100 Paesi e apprezzatissimo a Londra. Ma misconosciuto in Italia. La sua storia
Trovare il mare nel Piemonte? È possibile, a dispetto dei confini fisici che separano questa regione dal Mar Ligure. Basta un viaggio in provincia di Alessandria, nelle terre del Gavi, site in una posizione strategica tra la pianura, i monti e il mare, lungo le direttrici politiche, militari e commerciali testimoniate, per il passato, dall’area archeologica di Libarna a Serravalle Scrivia, importante mercato e centro di scambi già dal II secolo a.C., e dal Forte di Gavi, antica fortezza costruita dai genovesi a baluardo del territorio. Il legame di queste terre con la Repubblica di Genova è molto stretto: le dinastie della città della Lanterna - i Doria, gli Spinola, gli Adorno, i Malaspina, i Grimaldi - hanno costruito proprio qui una parte importante della loro ricchezza e delle loro fortune politiche.
"Cortese": una specialità
Per gli amanti del vino, Gavi significa 100% Cortese, un vitigno a bacca bianca che ha trovato qui il suo habitat elettivo. Così, in una regione celeberrima per la produzione di straordinari vini rossi a base di Barbera, Nebbiolo, Dolcetto, Grignolino, Freisa e Ruché, fa da contraltare un territorio completamente dedicato a un vino bianco che, nella storia, ha accompagnato la cucina delle famiglie genovesi, che in questi feudi avevano le dimore di campagna. Una cucina a base di pesce, carni magre e verdure.
I "segni" sul suolo
Se andate a Gavi vi spiegheranno l’importanza dei suoli come marcatori delle differenze tra un prodotto e l’altro. A Nord della denominazione, nella fascia climaticamente più calda, ci sono le argille rosse: il colore sembra quello dei campi da tennis del Roland Garros o del Foro Italico, ma attraversati da filari di vigne ben pettinati. Questi terreni, creati dai depositi alluvionali accumulati dalla lenta azione erosiva dei fiumi, sono molto ricchi di ferro. I vini a base di Cortese che provengono da qui sono dotati di corpo, struttura e tanta sapidità. Le terre bianche, invece, si trovano a sud. La Liguria è sempre più vicina e, soprattutto, si comincia a salire più in alto, verso l’Appennino, superando i 400 metri di altitudine. I terreni sono caratterizzati da marne di origine marina, ricche di microelementi e fossili. Suoli decisamente più poveri e duri, immersi in un clima più rigido e ventilato, che trasmetto al Gavi l’impronta della finezza, con profumi delicati e tanta mineralità. Esiste anche una fascia centrale, tra Serravalle Scrivia, Gavi e San Cristoforo, dove marne e arenarie si alternano e i vini riproducono nell’equilibrio questo mix di caratteristiche.
Lo bevono in più di 100 Paesi del mondo
La denominazione vanta una produzione di 14 milioni di bottiglie, esportate all’85% in oltre 100 paesi nel mondo. Una curiosità: la gran parte delle bottiglie di Gavi esportate nel mondo finisce a Londra. Prima o poi varrebbe la pena di indagare i motivi della passione dei britannici per il Cortese che viene dal Piemonte. L’altra faccia della medaglia di questo successo internazionale è che, purtroppo, il Gavi è conosciuto poco in Italia. Dopo un momento di fama negli anni ’60 e ’70, una serie di scelte di mercato hanno spostato il baricentro della denominazione fuori dai confini nazionali. Oggi, a 50 anni dal riconoscimento della doc Gavi nel 1974, seguita poi dal passaggio alla docg nel 1998, il consorzio di tutela è impegnato a rilanciare il marchio pure sul territorio nazionale con l’obiettivo di avvicinare nuovi consumatori, sfruttando anche la generalizzata crescita dell’attenzione per i vini bianchi.
La varietà che fa la differenza
Ma il vero punto di forza del Gavi, a nostro avviso, è proprio il suo territorio, molto ricco di biodiversità: chi lo visita può godere di un paesaggio vario, pieno di boschi, dove le vigne rappresentano soltanto una parte del tutto, senza gli eccessi noiosi della monocoltura. Oltre all’ampia ricettività e alla varietà dell’offerta gastronomica, i visitatori possono godere di numerose occasioni di escursioni, a piedi o a cavallo, trekking e mountain bike, grazie a chilometri di sentieri in saliscendi. Dalla cima del Tobbio (1092 m) si può ammirare il Mar Ligure e il Golfo di Genova. Per godere di colpo d’occhio mozzafiato, basta salire sul Belvedere della Madonna della Guardia: un luogo suggestivo dal quale si respirano venti freschi, profumati e salini che fanno ben comprendere l’impatto del Mar Ligure su queste terre, apparentemente chiuse dall’Appennino.
Le tappe turistiche
Con ben 190 aziende associate al consorzio, Gavi offre tante opportunità sul versante enoturistico. Da segnalare, per esempio, l’Antica Tenuta Giustiniana, che ruota intorno alla villa, una dimora storica costruita dalla famiglia Giustiniani nel complesso di una ex abbazia benedettina. Un luogo splendido - avamposto di Genova nel Piemonte - che ospita importanti tracce di storia vitivinicola. L’azienda propone un Gavi da terre bianche, citrico e immediato, e un Gavi da terre rosse, ampio e strutturato, con ottime doti di longevità. Proseguendo, meritano una visita i vigneti de La Smilla che si trovano a Bosio, in una lingua di territorio nel sud-est del Piemonte, che si incunea negli Appennini Liguri, abbracciando anche la doc del Dolcetto di Ovada. Qui sui vini incidono alcuni elementi importanti: le terre bianche fatte di calcare, le colline impervie e scoscese che sviluppano le caratteristiche dell’altura, i venti del mare che arrivano dalla Liguria. Danilo è il patron di questo gioiellino e fa davvero un’ottimo lavoro. I Gavi della Smilla sono verticali, freschi, dritti e mostrano grande potenziale di invecchiamento.
Un mix di calcare e argille si trova invece nei vigneti di Tenuta San Lorenzo, un antico casale del ’600 in posizione dominante sull’antica strada che conduce da Novi Ligure a Monterotondo di Gavi, gestita dal 1966 dalla famiglia Cazzulo: Mirella e Corrado sono gli attuali proprietari. Un crescendo di sensazioni con i loro Gavi, tutti segnati da una rinfrescante sapidità: la 2023 sa di fiori bianchi, la 2022 di pesca, la 2020 è la più completa ed equilibrata a dimostrazione che il Cortese deve riposare qualche anno in bottiglia per raggiungere il suo apice. Da segnalare, infine, i Produttori del Gavi, una cantina sociale che nasce nel 1951, grazie all’iniziativa di 83 soci pionieri, sita oggi nella struttura realizzata negli anni ’60 in località Maddalena, ampia, spaziosa, dotata di tecnologie moderne. Dal 2006, con l’arrivo dell’enologo Andrea Piancotti, la cantina fa un nuovo salto nella modernità alzando il livello qualitativo dell’offerta. Da segnalare il Maddalena, un Gavi da terre bianche (fiori bianchi, citrico, beverino, bocca sapida e minerale) e il Primi Grappoli, un Gavi da terre rosse (più sapido, strutturato e potente). Infine, abbiamo avuto l’opportunità di assaggiare un Gavi 2008: sembra imbottigliato ieri e dimostra l’estrema vocazione del Cortese all’invecchiamento. Impressionante.