"Il vino uccide e provoca tumori": via libera Ue alle nuove etichette. La guerra dei produttori e del governo
La proposta irlandese, già accolta in passato, ottiene un "sì" definitivo. Bere un calice equivale a fumare. Insorge la categoria: "Danno gravissimo"
Con il silenzio assenso di Bruxelles, l'Irlanda potrebbe diventare il primo paese Ue ad apporre sulle bottiglie delle bevande alcoliche alert come "il consumo di alcol provoca malattie del fegato" e "alcol e tumori mortali sono direttamente collegati". Equiparando di fatto il vino alle sigarette. Un precedente che potrebbe spronare altri Stati membri a percorrere la stessa via, soprattutto nel Nord Europa dove il pesante consumo di alcol ha delle conseguenze obiettive sulla salute della popolazione. Il rischio però è quello di provocare un vero e proprio tsunami sulle produzioni italiane, con un impatto formidabile su una voce cruciale dell’industria alimentare del nostro paese. Proprio per questo gli imprenditori vitivinicoli italiani hanno subito alzano le barricate a difesa del patrimonio della tradizione eno-gastronomica nazionale.
Adesso basta
“Se la norma dovesse essere adottata da altri Paesi sarebbe un danno inestimabile”, avverte Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti, commentando il via libera dell’Ue. “Il vino è il prodotto dell'agroalimentare italiano più conosciuto e apprezzato al mondo: etichette simili sulle bottiglie provocherebbero un gravissimo danno di immagine al Paese ed economico a tutto il settore, senza peraltro basi scientifiche. Non è affatto dimostrato che il vino di qualità bevuto in giuste quantità faccia male e provochi tumori e malattie. L'Irlanda non è tra i più grandi importatori di vino, ma il rischio è che l’Unione Europea faccia sua una tesi del genere, prendendo una strada irragionevole e dannosa”.
Secondo Lamberto Frescobaldi, presidente dell'Unione Italia Vini, scrivere sulle bottiglie di alcolici frasi come "l'alcol provoca patologie al fegato" o "il consumo di alcol può essere associato al tumore” darà un “segnale d'allarme sui prodotti alcolici facendo di tutta l'erba un fascio”. Il vino provoca tumore? “Ci sono degli studi che dicono che l'alcol assunto in grande quantità fa male al fegato e può provocare tumori”, ammette Frescolbaldi, “ma è una cosa che si può dire di qualsiasi prodotto alimentare: se mangio solo patatine fritte o bevo solo latte o mi ingozzo di burro, metto a rischio comunque la mia salute”. Secondo Frescobaldi la cosa peggiore è la messa in discussione di alcuni principi fondamentali dell'Unione europea. "L'Ue nasce come Mec, mercato economico comune, dove ci sono etichette uguali per tutti. In pratica l’etichetta che viene fatta in Italia può essere commercializzata in qualsiasi paese Ue. Oggi questo viene messo in dubbio dalla scelta irlandese e dell’Ue”.
Tutto comincia dall'Oms
La partita dell'etichettatura sugli alcolici si gioca da diversi anni e su diversi tavoli. A partire dal quartier generale dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) a Ginevra, che da tempo raccomanda l'adozione di etichette sanitarie. E a Bruxelles la battaglia si è riaccesa dopo che - nel suo piano contro il cancro del 2021 - la Commissione europea aveva annunciato proposte per ridurre il “consumo dannoso” di alcol, tra cui proprio le avvertenze per la salute sulle bottiglie. Un anno più tardi l'iniziativa è atterrata a Strasburgo, dove l’Europarlamento, dopo un dibattito lacerante, ha frenato sul tema, dicendo sì a maggiori informazioni in etichetta per gli alcolici, senza però ritenere necessarie quelle sanitarie. L’obiettivo, spiega l'eurodeputato dem Paolo De Castro, membro della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, è quello di informare “di più e meglio” i consumatori, evitando però l’eccesso di “criminalizzazione” dell'alcol.
Se l'Ue dà ragione a Dublino
A valle di questo dibattito arriva ora l’iniziativa del governo di Dublino, che aveva già ottenuto il via libera Ue - prima nel 2016 e poi nel 2018 - per misure sempre più stringenti (sia fiscali che di prezzo) tese a ridurre i consumi di alcol. Ora siamo di fronte all’ultimo atto - l’intervento sull’etichettatura - per contrastare quella che, per le autorità irlandesi, è “un'emergenza sanitaria nazionale”. Ma si tratta di una materia delicatissima per il mercato interno. A giugno l'Eire ha notificato all'Ue un progetto di legge per apporre sulle bottiglie avvertimenti sui rischi sanitari del consumo di alcol e sul suo legame diretto con i tumori mortali. Roma, Parigi e Madrid - non a caso le punte di lancia della produzione vitivinicola del continente - insieme ad altre sei capitali, hanno provato ad opporsi mettendo nero su bianco la protesta: il parere inviato a Bruxelles da Italia, Francia e Spagna evidenziava che l'eccezione irlandese discrimina i produttori degli altri Paesi Ue, costretti alla doppia etichetta.
In ordine sparso fra mille tensioni
In più, tutti gli esponenti dell’industria del vino italiano non comprendono il via libera alla norma irlandese quando era stato lo stesso esecutivo Ue ad annunciare l'intenzione di procedere a stretto giro con nuove regole a livello comunitario. Circostanza che potrebbe ora scoraggiare la stessa Irlanda dal prendere iniziative a breve termine. Oppure incoraggiare altri Paesi a seguirne l'esempio. Micaela Pallini, presidente di Federvini, stigmatizza “una normativa unilaterale, discriminatoria e sproporzionata che spacca il mercato unico europeo”. Si tratta di una “modalità discriminatoria perché non distingue tra abuso e consumo e criminalizza prodotti della nostra civiltà mediterranea senza apportare misurabili ed effettivi benefici nella lotta contro il consumo irresponsabile”. Per questo, con la voce della sua presidente, Federvini chiede “che il governo italiano si attivi quanto prima per studiare ogni azione possibile per osteggiare una norma che contrasta con il buon senso e la realtà; forse è giunta l’ora che il tema venga trattato a livello politico in ambito Ue. È necessaria una presa di posizione di fronte al mutismo della commissione Europea".
ll nuovo proibizionismo
Di “deriva proibizionistica” parla poi il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti. “La Commissione non ha ascoltato le riserve che l'Italia, con altri numerosi Stati membri, ha manifestato per opporsi alle misure introdotte dalla normativa irlandese creando un grave precedente e un potenziale ostacolo al commercio interno”, commenta Giansanti, proponendo una strada diversa: “Occorre contrapporre a queste decisioni l'evidenza che è solo l'abuso di alcol, e non il consumo moderato, a poter determinare effetti nocivi sulla salute. Soltanto con strumenti di prevenzione ed educazione al consumo consapevole è possibile evitare i fenomeni dell’alcolismo". Secondo Cia, la Confederazione italiana degli agricoltori, “il silenzio assenso della Commissione europea alla norma con cui l'Irlanda introduce avvertenze sanitarie in etichetta per gli alcolici, rappresenta un pericoloso via libera ad allarmismi e disinformazione.
Quattordici miliardi di fatturato sotto attacco
Non va trascurato, infine, l’impatto economico della decisione del governo di Dublino che, secondo Coldiretti, si trasforma in “un attacco diretto all'Italia che è il principale produttore ed esportatore mondiale con oltre 14 miliardi di fatturato, di cui più della metà all’estero". Si tratta di un pericoloso precedente che - afferma la Coldiretti - rischia di aprire le porte a una normativa comunitaria che metterebbe a rischio una filiera che, in Italia, dal campo alla tavola garantisce 1,3 milioni di posti di lavoro ed è la principale vice dell'export agroalimentare.
Sulla vicenda, dopo il coro di critiche da parte dei produttori, interverrà molto probabilmente il governo. “Assurda la decisione dell'Irlanda di introdurre un’etichetta per tutte le bevande alcoliche, incluso il vino italiano. Nonostante la contrarietà del Pe. Scelta che ignora la differenza tra consumo moderato e l'abuso di alcol”, ha scritto su Twitter il ministro degli esteri Antonio Tajani. Che promette: “Chiederò l'intervento della Commissione Ue sul Wto”.