"ll vino fa rimpicciolire il cervello". Perché la rissa fra virologi su questo, e cosa c'è di vero
Dura la vita di biologi, epidemiologi, microbiologi, diventati stelle e stelline della televisione nel biennio pandemico quando tutti ci affidavamo agli oracoli in camice bianco per capire se saremmo morti o meno per via del Covid-19. E capaci, a suon di risse fra loro, diagnosi granitiche su un virus di cui ancora non si sapeva tutto, di contribuire a ridurre la credibilità di una categoria, quella medica, di cui tutti vorremmo invece mantenere un'alta considerazione. Poi è stata la volta della guerra in Ucraina a levarli dal centro dei dibattiti tv, anche se qualcuno si è improvvisato esperto di geopolitica e tattiche belliche. Ora è il vino, già al centro della bufera da quando l'Unione europea ha deciso di dare luce verde alle etichette che strillano che se bevi muori e ti ammali, come già avviene per le sigarette. Ne abbiamo scritto qui. La proposta è irlandese, Paese alle prese con un alcolismo endemico, ma impatterà su tutti i Paesi membri. Su questo tema ecco tornare in auge i virologi, nella persona di Antonella Viola secondo cui bere vino provoca danni tumorali, fa rimpicciolire il cervello e di fatto danneggia l'organismo.
Tutti a fare rissa ma col calice in mano
Secondo l'immunologa Viola, docente di Patologia Generale a Padova, editorialista de La Stampa e autrice del recente libro sull'alimentazione Il cibo buono, "chi beve vino ha il cervello più piccolo". Non nel senso che è un cretino ma proprio dal punto di vista organico, poiché "studi recenti hanno analizzato le componenti della struttura cerebrale, dimostrando che uno o due bicchieri di vino a giorno possono alterarla". Non è tutto. Viola evidenzia che bere vino favorisce "tumore al colon e alla mammella, danni epatici (e questo lo si sapeva già) e da digestione stessa del vino che altera il nostro organismo. La dose giusta? "Zero". Terminiano qui la veloce rassegna sull'ennesima rissa tra virologi che parlano di vino: Matteo Bassetti si è mostrato subito sui social con calice in mano, invitando a non estremizzare il messaggio e poi punzecchiando la collega in in un post in cui ironizza sulle dichiarazioni della Viola per cui "il vino rimpicciolisce il cervello ed è paragonabile all'amianto per i suoi danni. Si è definita astemia anche se si concede un calice nei ristoranti stellati. Ha raggiunto livelli di scienza elevatissimi. Inarrivabili per chi ama il vino". Poi il finale: "Cin Cin". A seguire Pierluigi Lopalco che sottolinea che gli effetti cancerogeni del vino erano già stati messi in evidenza dall'Oms, quindi Maria Rita Gismondo (che ridusse nelle prime fasi il Covid-19 a simile ad una semplice influenza) secondo cui "dovremmo lasciare questi commenti agli esperti di quel settore...ogni eccesso è criticabile". Infine Fabrizio Pregliasco che, in controtendenza, riafferma gli effetti positivi del vino bevuto con moderazione, al centro della dieta Mediterranea considerata tra le più salutari del mondo, e contenente "resveratrolo" che ha "un'azione positiva e immunostimolante". Giusto, secondo quest'ultimo, lanciare "un messaggio sui superalcolici e su altri prodotti..destinati ai giovani". Fine della rissa (per ora) e veniamo ai fatti.
Da dove vengono i dati sul vino che danneggia il cervello
Perché Antonella Viola ha fatto dichiarazioni così nette sui danni da restringimento cerebrale che sarebbero provocati anche solo dal bere uno i due bicchieri di vino al giorno? Abbiamo cercato a lungo tra le fonti disponibili e quella che sembra maggiormente collegata alle esternazioni della immunologa è lo studio riportato dalla rivista Nature (interamente consultabile qui) svolto nel Regno Unito su un campione di 36.678 persone di discendenza europea e di mezza età. Lo studio nasce per colmare una grave lacuna, quella dei dati sugli effetti cerebrali del basso consumo di alcolici (non si parla dunque necessariamente del solo vino). In precedenza, scrivono i ricercatori, gli studi si focalizzavano sui devastanti effetti dell'alcolismo, quindi con alto consumo, e non scendevano mai sotto la soglia di 3-4 bicchieri al giorno per persona. Questo studio più recente utilizza diverse tecniche di osservazione del comportamento cerebrale in persone che bevono anche solo 1 o 2 bicchieri al giorno. E documenta un arretramento della materia bianca e grigia con l'assunzione di alcol, danno che aumenta (come già si sapeva) all'aumentare delle dosi assunte. Lo studio però è prudente: usa la formula could be, cioé potrebbero essere associate a danni, e mette in evidenza che si è svolto su un campione di persone di mezza età residente nel Regno Unito, il 52% delle quali sono donne. E' un nuovo scenario che induce all'attenzione, ma molto meno netto di come è stato presentato. Ma si sa, le mezze misure non fanno audience, non fanno vendere libri, non danno sapore alla polemica a mezzo stampa e social, o alla rissa in tv.