L'acido palmitico "che produce metastasi" e l'olio di palma: cosa c'è di vero e cosa no
Lo studio dell'Università di Barcellona riapre il dibattito su quello che fra tutti gli oli viene trattato da "Satana" alimentare. Ma ecco come stanno le cose

Un recente studio pubblicato sulla rivista Nature (qui disponibile integralmente) ha riaperto il dibattito sull'impiego alimentare dell'olio di palma, quello che negli ultimi anni fra tutti gli oli si è preso l'etichetta di "Satana" della salute in base a ciò che si mangia. In questo approfondimento abbiamo mostrato dati e studi che ridimensionano in parte la psicosi che si è creata attorno all'olio di palma, e mostrano come gli oli alternativi non siano una soluzione facile al problema perché presentano ricadute critiche. Specie dal punto di vista ambientale. Ma i dati pubblicati su Nature tengono aperto il dibattito.
Se quell'olio fa da "memoria" per il tumore
A tornare su questo studio è l'equipe di ricercatori dell'Università di Barcellona che già quattro anni fa avevano avanzato questa teoria e prodotto dati interessanti. In sintesi: l'acido palmitico, il più diffuso di quelli saturi, nel caso di presenza di cellule tumorali favorirebbe la formazione di metastasi. Non era chiaro come lo facesse ma ora ci sono dati più dettagliati. Il team di Barcellona ha preso cellule presenti in melanomi e tumori del cavo orale e le hanno messe in contatto con un concentrazione di acido palmitico (che non si trova soltanto nell'olio di palma, come vedremo). Il risultato è che l'acido palmitico favorisce un ambiente in cui le cellule tumorali possono riprodursi e ne favorisce la circolazione fino alla formazione di metastasi. Rieccoci sul tema quindi: vade retro olio di palma che fa venire il cancro addirittura con le metastasi? La questione non si esaurisce qui.

Dove si trova l'acido palmitico
Questo grasso saturo è stato scoperto nel 1840 e proprio all'interno dell'olio di palma. E si trova soprattutto in questo olio e ancora di più in quello di palmisto, ottenuto dai noccioli della palma essiccati, filtrati e macinati. Sono molti i prodotti alimentari che contengono olio di palma e di palmisto, ma l'acido palmitico si trova anche nel burro di cacao, nell'olio di girasole (a lungo presentato come una delle alternative a quello di palma) e anche in quelli di soia e di oliva. Questo acido è piuttosto presente anche nei derivati del latte: quindi formaggi grassi stagionati e burro. Come pure in tagli di carne grassa (la pancia) di bovino o suino. Di più: l'acido palmitico viene prodotto anche dall'organismo umano, attraverso fegato, intestino e tessuto adiposo della ghiandola mammaria. Ma allora questa storia che l'acido palmitico si trova nell'olio di palma e questo fa venire i tumori?

E' giusto guardare i dati fino in fondo e in dettaglio
Ecco perché anche di fronte ai dati diffusi da Nature bisogna andarci cauti: lo studio dello staff dell'Università di Barcellona è stato compiuto su topi e non su esseri umani. E l'acido palmitico (rispetto a quello oleico e linoleico, che hanno gli Omega3) non porta a formazione di tumori. Se le cellule tumorali sono già presenti, questo grasso saturo agisce sulla memoria genetica e può favorire lo sviluppo di metastasi. Per questo, come sempre abbiamo scritto qui su FoodCulture, vale sempre la regola della modica quantità. L'eccesso di consumo di prodotti con acido palmitico (presente in tutte le categorie alimentari sopra specificate) può innescare questo tipo di meccanismo genetico. Giusto tenerne conto, senza trasformare uno studio specifico in una crociata.
