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Bottiglie spaccate contro Lidl, letame e immondizia su McDonald's. Perché è scoppiata la guerra del cibo

Lo scontento dei produttori aumenta e le forme di protesta sono sempre più accese. A far da guida agli attacchi in Ue è la Francia. Qui le ragioni

di Tiscali FoodCulture   
Da sinistra, immagini della protesta alimentare contro Lidl, McDonald's e Aldi (immagini da X/Twitter)

Nel giro di pochi mesi, fino a queste ore, gli attacchi si sono moltiplicati. E' scoppiata la guerra del cibo e gli agricoltori così come i viticoltori sono inferociti. Il Paese in cui esplode una protesta che incorpora molti temi che agitano il rapporto fra i produttori e le regole Ue, è la Francia. A farne le spese sono le grandi catene commerciali, e in particolare McDonald's, Lidl e Aldi.

Perché la ferocia contro i grandi marchi

Era cominciato tutto mesi fa col moltiplicarsi dei video sui social (da TikTok a X/Twitter) con camion e trattori a riversare fiumi di letame e fango agli ingressi e all'interno delle sedi di McDonald's, marchio accusato di pagare troppo poco la materia prima, le carni d'Oltralpe, e di fare massiccia importazione da altri Paesi. A questo si univa la protesta per i ritardi burocratici nell'erogazione dei fondi Ue agli agricoltori e allevatori. Non piace la politica comuntaria voluta dall'Unione europea, ma va anche detto che la protesta ha chiare connotazioni sovraniste. Stesso "carburante", rabbia e recriminazioni, ha spinto chi produce a scaricare tonnellate di rifiuti contro i supermecati della Aldi.

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Lidl, o la questione del vino

Cosa stiamo comprando, quando anche dalle nostre parti compriamo una birra da 0.75 a meno di un euro o una di vino a 1,50? La domanda ha trovato una risposta nell'ultimo versante della guerra del cibo scoppiata in Francia, contro i grandi marchi multinazionali. Con decine e decine di bottiglie di vino lanciate e spaccate contro i punti vendita Lidl. Il casus belli è il declassamento da parte del marchio, dei vini prodotti sul Rodano, la cui produzione costa 1 euro e 40 al litro ma che vengono acquistati dal distributore alimentare a 80 centesimi per poi venderli a 1 euro e 70. La tensione su questo fronte aveva già travolto Burger King e Carrefour, ora tocca a Lidl, accusata di praticare prezzi che rendono impossibile sostenere la filiera di produzione del vino. E non migliora le cose la risposta del grande accusato, secondo cui i prezzi al consumatore finale sono in linea con la media di mercato. Sale il malcontento, salgono i sovranismi, aumentano le proteste di chi produce ciò che beviamo e mangiamo. Un'onda pronta a diffondersi in altri Paesi del Vecchio continente. 

Approfondimento: L'accusa: "Ferrero fa i miliardi ma paga pochissimo le nocciole" e gli operai Kinder

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