La grande avanzata della carne sintetica voluta da Bill Gates: com'è prodotta e perché scatena polemiche
La produzione industriale è sempre più inquinante, il fondatore di Microsoft e magnate dei vaccini privati ora punta tutto sul cibo prodotto in laboratorio
Due fatti sono ormai acclarati e la pandemia li ha esasperati nel bene e nel male. Cresce in modo allarmante lo spreco alimentare e le nuove tendenze della spesa vanno verso due poli opposti. C'è chi sceglie più prodotti a basso costo e di dubbia qualità anche per via della minore disponibilità economica, e chi acquista con molta più accortezza, riavvicinandosi ai prodotti stagionali, alle botteghe di quartiere o paese, e a una dieta che tiene conto di quanto inquinamento viene generato per la produzione di ciò che arriva sulla nostra tavola (vedi questo approfondimento). Ma non basta ancora, e la grande imputata resta la carne, soprattutto quella rossa. Non tanto per gli effetti sulla salute, quanto per il carbonio che si sprigiona per renderla disponibile ad un mercato sempre più ampio. A questo scenario si unisce il ruolo di testimonial di Bill Gates a favore della carne sintetica già descritta come uno dei trend del futuro prossimo. Tra molte polemiche.
Bill il multimilionario, sempre lui
La polemica non è tanto per la cosa in sé (cibo sintentico che "inganna" il palato e rende indistinguibile un sapore creato in laboratorio da quello presente nella tradizione alimentare) ma proprio attorno alla figura di Gates. L'uomo che ha messo Windows e il personal computer nelle case e sulle scrivanie di tutto il mondo, che da anni parlava di un rafforzarsi dei pericoli da virus pandemici ed è fra i principali investitori privati nello studio e lo sviluppo dei vaccini, ora è un deciso sponsor della diffusione della carne sintetica. Ne ha parlato di recente, spingendo sull'opinione pubblica perché i Paesi ricchi comincino a consumare al 100% soprattutto carne bovina prodotta in laboratorio, perché è quella dalla cui filiera industriale si diffonde la maggiore concentrazione di metano, anidride carbonica e gas serra di origine animale. Un recente report della Fao spiega come un americano in media si ciba di 114 chili di carne l'anno, contro i 7 di un abitante dell'Etiopia. E la tendenza andrà a raddoppiare entro i prossimi 30 anni. Ma siccome parla Bill Gates, ecco che riesplodono le teorie complottiste sul suo ruolo occulto nello scatenare allarmi globali e poi lucrarci sopra. Al momento la carne sintetica è prodotta ancora in quantità limitate e per ora destinata soprattutto all'alimentazione di lusso. Il che vale al fondatore di Microsoft anche l'accusa di ipocrisia. Ma andiamo dritti alla questione principale: il gusto.
Come si produce synthetic meat e il "cibo impossibile"
Sono due le tecnologie di produzione della carne sintetica: la prima mescola materie prime di origine vegetale e le combina in laboratorio per emulare il gusto di quella di origine animale, la seconda estrae le cellule dagli animali e le clona con tecniche non molto dissimili da quelle usate per le staminali. Si arriva così a prodotti come il burger di pesce vegetale ora disponibile anche in Italia che ha sapore e consistenza pari a quelle del merluzzo ma è prodotto usando proteine di piselli soia, ceci, fave, lenticchie, fagioli. A cui si aggiungono sedano e cipolla, olio di girasole, aromi naturali, limone, aglio, lievito e sale. Chi lo ha assaggiato ha faticato a distinguerlo da un "normale" fishburger. Tornado alla carne: mentre la catena Burger King aggiunge le prime quantità di synthetic meat ai suoi hamburger da fast food, negli Usa a darsi battaglia per il prossimo mercato globale sono Beyond Meat, startup del cibo finanziata da Gates, Richard Branson e da altri imprenditori della Silicon Valley, Impossible Food che per emulare la carne animale usa la concentrazione vegetale di eme, molecola del sangue che trasporta ossigeno e determina la consistenza, il sapore e l'odore alla cottura a cui siamo abituati. E Memphis Meats, azienda che usa le staminali di suini, anatre, pollame e bovini per creare in un bioreattore bistecche, braciole, petti e salsicce. Già nel 2019 nei laboratori di Harvard un team era riuscito a produrre una bistecca con sapore e consistenza del tutto simili a quelle "naturali".
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Il bivio che si avvicina rapidamente
Il mercato cresce rapidamente e attrae investimenti, ma anche se la produzione riduce moltissimo l'inquinamento e consuma fino al 90% in meno di suolo rispetto a quella industriale solita, il costo finale del prodotto è per ora troppo alto e quindi svantaggia il consumatore medio-basso. Mentre tutti continuiamo a parlare di cibo a filiera corta, prodotto in modo ecosostenibile e rispettoso della storia e delle tradizioni del territorio locale, la popolazione mondiale avanza fino al prossimo tetto stimato in 8 miliardi entro il 2023. Più gente più inquinamento. Da qui il bivio: mangeremo davvero più cibo "impossibile" e sintetico o riusciremo a convincerci a mettere da parte il più possibile la carne a beneficio di una dieta a maggiore base vegetale? Il dibattito resta aperto.