Senza posate e senza piatto, inchina la testa e mangia: le cucine estreme che fanno discutere
Un dessert in cui immergere la faccia, un piatto a base di pesce che si mangia sulla tavola in modo particolare. Pizza in polvere, conto 'stellato'

Quanto siamo disposti a concedere ad uno chef stellato in nome della cucina sorprendente, degli abbinamenti indimenticabili e dell'esplorazione sensoriale del gusto? La domanda torna ogni volta che ci si trova di fronte ad invenzioni controverse dei maestri del gourmet. Ne abbiamo parlato più volte e i recenti casi del "peggiore ristorante stellato del mondo, che si trova in Italia", e delle polemiche sulla pizza in polvere dello chef Braschi (vincitore di Masterchef) e su quella reinventata da Carlo Cracco in Galleria a Milano hanno rinfocolato dibattiti e critiche. Ma la proposta shock arriva ora, e leva perfino il piatto da tavola.
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La rockstar degli chef
A far parlare di sé è lo chef stellato Michael O' Hare, passato con studi di danza e poi di ingegneria aerospaziale (questi ultimi non completati). Che concepisce i piatti del suo ristorante come opere d'arte a pezzo unico, e li raccoglie in un libro di grandi dimensioni che sembra più il catalogo di una mostra d'arte contemporanea. "Faccio piatti non replicabili a casa propria, come non ci si aspetta che Tom Ford realizzi magliette". Snob, ricercato, provocatorio, O' Hare nel suo ristorante The Man Behind The Curtain (trad: l'uomo dietro la tenda) che si trova a Leeds, nella zona in cui l'Inghilterra incontra la Scozia, ha pensato bene di levare perfino i piatti dalla tavola. Per esempio la sua reinvenzione del classico street food britannico Fish & Chips viene servita su una tela, a mo' di quadro da gustare. Lui sogna la doppia stella Michelin e di certo non passa inosservato né lascia indifferenti.

Inchinati e infila la lingua qui
Se O' Hare leva i piatti dalla tavola su cui sta il cibo, al Bros di Lecce, il ristorante stellato definito "il peggiore del mondo" (con degna risposta per le rime degli chef e proprietari, vedi qui) hanno levato le posate dal dessert. Per gustare Limoniamo, così è stato battezzato, bisogna portare la testa verso un bizzarro contenitore commestibile a forma di bocca mezzo aperta da cui cola una bava al sapore di agrume. Questo sì che è food porn, diranno gli entusiasti. Gli altri discuteranno di cattivo gusto, di bravata, di colpaccio ad effetto con poca sostanza. Di sicuro questi chef non arretrano di fronte a nulla, chi va a tavola con loro sa che sta facendo un'esperienza artistica.
