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Harry's Bar: dove sei trattato e paghi come un re. Segreti, specialità e clienti celebri

Gusto e stile in un luogo diventato mitico e che ha saputo attirare personalità eccezionali. Come è nato, perché affascina anche se non è per tutti

Antonio Maria Guerra di Antonio Maria Guerra   
Uno dei dettagli dell'Harry's Bar. Anche questo è stile (Foto Shutterstock)
Uno dei dettagli dell'Harry's Bar. Anche questo è stile (Foto Shutterstock)

Nel mondo esistono alcuni luoghi del gusto che, grazie a vicende insolite o particolari caratteristiche, hanno acquisito un fascino tale da essere considerati unici, entrando a buon diritto nell’immaginario collettivo. L’Harry’s Bar di Venezia è senza dubbio uno di questi posti: proviamo a comprendere il motivo di tanta fama.

La nascita dell’Harry’s Bar

Nel corso degli anni il ristorante è diventato un’enorme miniera di aneddoti e curiosità, a cominciare dalle vicende che accompagnarono la sua nascita: fatti che, se non fossero realmente accaduti, potrebbero appartenere ad una piccola fiaba. Correva l’anno 1928 quando Giuseppe Cipriani, barman presso l’Europa e Britannia, lussuoso albergo della città lagunare, prestò 10.000 lire a Harry Pickering, uno dei suoi più affezionati clienti che in quel momento si trovava in difficoltà economiche. La somma, al tempo tutt’altro che esigua, sarebbe servita al giovane per saldare i conti in sospeso e pagare il viaggio di ritorno negli Stati Uniti, dove l’attendeva la facoltosa famiglia. Una fiducia, quella del barman, indubbiamente fuori dal comune, che venne premiata quando, un paio di anni dopo, il ricco americano tornò a Venezia e gli restituì il danaro, aggiungendo al dovuto 30.000 lire. Fu proprio grazie a questi soldi che, il 13 maggio 1931, Giuseppe coronò il sogno di aprire un esercizio tutto suo innaugurando l’Harry’s Bar il cui nome fu dedicato all’inaspettato benefattore.

Un posto di carattere

Grazie alla visione di Giuseppe, fin dai primi suoi passi il locale si differenziò dalla concorrenza, divenendo un luogo fidato, discreto, in cui una clientela ristretta (viste le dimensioni dell’ambiente) ed affezionata, potesse sentirsi a proprio agio quasi come a casa, senza peraltro essere a casa. Tutto ciò senza rinunciare ad incontri proficui ed intriganti. Il carattere dell’Harry’s Bar venne riconosciuto e valorizzato dal figlio di Giuseppe, Arrigo, che arrivò ad attibuire alla "stanza",il nomignolo che ancora oggi usa per indicare la sala principale, una sorta di anima.

Una lunga lista di clienti eccellenti

Quest’ultima si sarebbe formata col tempo, grazie alle numerose personalità di grande talento che, frequentando il ristorante, avrebbero lasciato un’impalpabile, ma nondimeno tangibile, traccia di sè. Personalità come, ad esempio, il direttore di orchestra Arturo Toscanini, la cantante lirica Maria Callas, il pittore Georges Braque ed i celebri registi (ed attori) Orson Welles e Woody Allen. A tal proposito, non si può tralasciare il contributo di Hernest Hemingway: lo scrittore prediligeva un tavolo d’angolo, dove era solito assaporare numerosi dry martini, osservando gli avventori così da trarne ispirazione per i suoi romanzi.

Il segreto dell’Harry’s Bar, spiegato da Arrigo Cipriani

Quasi inutile dire che un tale afflusso di celebrità abbia reso l’Harry’s Bar polo di attrazione per una clientela internazionale, costituita da gente di ogni tipo, accomunata dal desiderio di respirare, anche solo per un’oretta, la sua particolare atmosfera. Ed è proprio nell’accoglienza che si esprime la formula segreta del locale, riassunta dal Signor Arrigo secondo cui occorre ‘trattare le persone come re ed i re come persone’.

Specialità, oltre all’accoglienza: il Bellini ed il Carpaccio

Ma siamo proprio sicuri che sia solo il trattamento, per quanto cortese e professionale, ad attrarre le persone? Non bisogna dimenticare che all’Harry’s Bar sono nate due specialità conosciutissime: una è il celebre cocktail Bellini, inventato nel 1948 e preparato ancora oggi con polpa di pesca bianca e vino Prosecco, l’altra è il Carpaccio, ovvero un filetto di manzo tagliato in fette molto sottili e condito con una salsa (detta Universale) a base di maionese, salsa Worcester, limone, latte, sale e pepe bianco. Una curiosità: per dare un nome a entrambe le proprie ‘creazioni’, Giuseppe Cipriani si ispirò a quello di due pittori, ovvero a Giovanni Bellini e a Vittore Carpaccio detto, appunto, Il Carpaccio.

L’Harry’s Bar nel mondo

Grazie al successo della propria impresa, anni fa la famiglia Cipriani decise di esportare lo spirito dell’Harry’s Bar, facendone un vero e proprio brand, diffuso in tutto il mondo: da Montecarlo a Istanbul, da New York a Città del Messico, da Dubai a Hong Kong. Queste attività, oltre a rappresentare nel migliore dei modi il Made in Italy, sono, di fatto, la concretizzazione delle aspirazioni del Signor Giuseppe, il barman sognatore.

Antonio Maria Guerra di Antonio Maria Guerra   
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