Coperto a sorpresa, sovrapprezzi strani, costi aggiunti: quando si può non pagare il conto al ristorante
L'estate delle voci supplementari per portare un cucchiaino in più, dividere un toast o negare la mezza porzione, provoca ribellioni dei clienti
L'estate va a terminare ma non il clima caldo e invitante per proseguire le vacanze, e resta caldissima la polemica su tutti i supplementi e rincari che ci si è trovati al momento del conto finale in ristoranti e altri locali. Da chi chiede di pagare per tagliare una torta, dividere un toast, fino a chi carica sulla somma finale l'aver portato un piatto in più fino al tavolo. Poi ci sono i furbetti del Pos. E molti altri casi che per mesi hanno portato a tensioni, proteste e "denunce" via social. Detto che il conto si paga, vediamo i casi in cui ci si può alzare e andare via dopo aver comunicato che non si intende pagare, per quanto permette di fare la legge.
Gli aumenti e i costi in più che provocano scontri
La Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi, ha sottolineato che nel biennio pandemico e soprattutto all'uscita di questo, con aggravamento dello scoppio della guerra fra Russia e Ucraina, i gestori si sono ritrovati di fronte a rincari dell'11 per cento rispetto al 2021, ad una inflazione maggiore del 14 per cento e a materie prime alimentari che costano mediamente più del 22%. Da qui la necessità di rivedere prezzi nei menu e nei servizi ai clienti. Lo si può capire finché le voci nel conto non suonano troppo strane e insolite. Quando questo capita, ecco come regolarsi. Cominciamo da una delle voci più detestate dai clienti: il coperto (qui uno speciale di FoodCulture). Generalmente il ristoratore chiede una cifra per l'allestimento del tavolo, il servizio del cameriere a chi si siede e ordina, i tovaglioli e le tovaglie. Tutto corretto? Sì se il tanto da pagare è specificato nel menu, altrimenti quell'aumento all'ultimo momento può non essere pagato. E attenzione al pane: se è gratis o se sia da pagarsi a parte e addirittura oltre al coperto, lo si deve sapere da subito. Altrimenti è un abuso a cui è legittimo ribellarsi. Non finisce qui.
Gli ingredienti aggiunti e il taglio di una porzione: giusto pagare di più?
La regola del "va dichiarato prima" vale anche nei casi che hanno infiammato l'estate. Quelli in cui per portare un cucchiaino in più, un piattino supplementare o dividere un toast in due porzioni il conto aumenta, di poco ma in modo spesso sorprendente e molto fastidioso. Ebbene, se questi supplementi di servizio non vengono dichiarati fin dal momento in cui il menu arriva al cliente, ci si può rifiutare di pagare. Stesso principio per le aggiunte alla pizza, detto che una cosa è chiedere doppia mozzarella o bufala Dop, altra è volere un po' di basilico in più che non è nella lista degli ingredienti aggiuntivi. C'è anche chi non è disposto a servire le mezze porzioni, ma se lo fa il prezzo deve essere la metà di quello per la porzione piena, non meno e certamente non di più. Se uno rompe un bicchiere o una stoviglia? La legge ammette che il piccolo danno sia addebitato in conto, ma l'importo deve essere congruo.
Gran finale: "Niente Pos qui"
Un grande classico quando si arriva alla cassa, è sentirsi dire che il Pos è rotto, spesso questo avviso è affisso all'ingresso del ristorante o della pizzeria. Che fare? L'esercente non può negare il pagamento elettronico, né obbligare il cliente a pagare in contanti e nemmeno a spostarsi per prendere soldi al Bancomat. Qui è possibile chiamare la Guardia di Finanza, e il titolare del locale rischia la multa di 30 euro più il 4% della transazione elettronica negata. E guai a far pagare al cliente un sovrapprezzo per il pagamento via Pos. E' una grave violazione della legge, e ci si può opporre.
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