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Batasiolo, alla scoperta di una eccellenza del vino nelle Langhe. Che vende in 68 Paesi

In provincia di Cuneo sta una delle cantine di maggiore rilievo non solo nella zona ma in tutta l'Italia. I più grandi produttori di Barolo

Vittorio Ferladi Vittorio Ferla   

La cantina Batasiolo, con sede a La Morra - in provincia di Cuneo - uno dei paesi che ricadono nella prestigiosa denominazione del Barolo, stupisce per le dimensioni, insolite per l’areale delle Langhe. Almeno 130 ettari con una produzione di 2 milioni e mezzo di bottiglie. La famiglia Dogliani ha origini contadine ma ha saputo differenziare i suoi investimenti creando un gruppo diversificato dedicato anche alle costruzioni. Beni di Batasiolo nasce nel 1978 quando Matterino Dogliani acquista l’azienda vitivinicola Kiola di La Morra dall’IDV, l’International Distillers Vintners, multinazionale operante nel campo dei distillati, delle bevande alcoliche e del vino.

I più grandi produttori nelle Langhe

Con una oculata politica di acquisizioni che ha messo insieme nove cascine, i Dogliani sono riusciti a diventare i più grandi produttori di uve da Barolo delle Langhe. Tutti i vigneti che ne fanno parte sono di grande nome, uno straordinario patrimonio di terreni vocati alla viticoltura di qualità. I vigneti coltivati a nebbiolo da Barolo sono suddivisi tra 7 cascine: Batasiolo, Morino, Cerequio e Brunate nel paese di La Morra; Boscareto e la storica Briccolina in Serralunga d’Alba; Bricco di Vergne e Zonchetta in Barolo; Tantesi e Bussia Bofani in Monforte d’Alba. Il Barolo è così la punta di diamante della produzione vinicola della cantina che oggi può vantare ben cinque diversi cru provenienti dalle colline di Monforte, Serralunga e La Morra: il Barolo Briccolina, il Barolo Boscareto, il Barolo Brunate, il Barolo Bussia e il Barolo Cerequio. Nomi leggendari per gli appassionati vino, ogni anno premiati a rotazione dalle guide che contano.

Piano con l'equazione inglese-uguale-moderno

“Barolo Boys? No, noi abbiamo sempre seguito il metodo tradizionale. Mio zio Bartolomeo diceva no alle barrique. Per noi, Boscareto, austero e potente, è il Barolo per eccellenza. La barrique la usiamo soltanto per la Barbera d’Alba Sovrana, il cru di Barolo Briccolina e la riserva di Chardonnay Morino”. A parlare è Oreste Dogliani, presidente ed enologo (diplomato nel 1989) di Beni di Batasiolo. Sottolinea la capacità dell’azienda di conciliare l’impostazione tradizionalista nei metodi di lavorazione e la modernità che deriva dall’uso di tecnologie sempre più raffinate. “Siamo tradizionalisti anche nella potatura. Io cerco di fare in vigna quello che faceva mio nonno, compresa la vendemmia manuale. Il problema, oggi, è trovare chi fa il lavoro manuale in vigna: dobbiamo attingere alle cooperative di lavoratori immigrati con i conseguenti gap di comunicazione e formazione.

Il grande "tesoro" lasciato a disposizione dagli anziani

In ogni caso, il nostro filo conduttore resta la fedeltà a quello che facevano i nostro anziani. E poi lo stile della Langa resta quello di non esaltarsi troppo”, assicura. Negli anni l’azienda ha condotto un ampio lavoro di sostituzione e ammodernamento dei vigneti: “Ogni anno 6-7 ettari di vigne vengono rinnovati”, ricorda Oreste. Batasiolo ha dotato le vigne della tecnologia più moderna, costituita da una rete di sensori che analizza le condizioni meteoclimatiche e segnala il rischio di malattie per le piante. “Oggi tanti fanno biologico - continua - ma noi restiamo fedeli a un approccio ragionevole. Puntiamo a trattamenti il più possibile mirati: in genere chiudo l’anno con sette trattamenti, dieci in anni critici, quando tanti altri ne fanno anche una ventina con zolfo e rame”.

Il vino da coccolare dalla terra alla cantina

Stessa cura in cantina. “Abbiamo i tavoli di cernita in cantina e realizziamo una selezione manuale con addetti che scelgono grappolo per grappolo. C’è anche una scelta meccanica che va bene su varie uve, ma non sul nebbiolo: l’aria scarta i più leggeri cioè quelli secchi, utile in caso di grandine”, spiega Oreste. La cantina ha subito diversi interventi: da qualche anno c’è la nuova bottaia con temperatura e umidità controllate. “In cantina devi rovinare l’uva il meno possibile: se non hai rovinato troppo allora sei a posto”, sorride Oreste. E aggiunge: “Abbiamo sostituito più della metà delle botti e garantiamo il 70% di umidità e 28 gradi di temperatura. Creare l’umidità è fondamentale: c’è chi usa acqua e pietraie ma poi trova le muffe. Con l’aria pompata e sempre in movimento non si creano quelle muffe che possono contaminare il legno”. La bottaia è diventata un luogo di attrazione per gli enoturisti. “Ora c’è anche l’estetica della barricaia, la gente vuol vedere, non basta più il capannone di una volta”, ammette Dogliani. “In venti anni il territorio è cresciuto molto. Il turismo è la novità: bisogna saperlo gestire senza esagerazioni”.

Radici antiche e moderne pratiche di mercato

Batasiolo può contare su una forte commercializzazione all’estero realizzata grazie al lavoro che Fiorenzo Dogliani, un altro autorevole componente della famiglia, ha avviato dagli anni 70. “Oggi Batasiolo è molto ben posizionato in 68 Paesi e in diversi mercati strategici, dagli Usa al Canada al Nord Europa”, racconta Gabriele Pezzuto, export manager dell’azienda dal 2017, origini salentine e formazione alla Luiss Business School di Roma e alla Worldwide Sommelier Association. “Fiorenzo dice sempre: questi non sono clienti, sono amici. Insomma, con i buyer c’è familiarità, partnership, patto di fedeltà. Creiamo dei legami duraturi. La relazione è la chiave del futuro”, assicura Gabriele che proprio l’anno scorso ha vinto il Premio Vinoway come Miglior Wine Promoter Italiano del 2022. “Da Batasiolo ci si aspetta costanza e affidabilità”, conclude.

Tra i migliori assaggi di Batasiolo, in una gamma assai vasta e di qualità, segnaliamo i seguenti:

Metodo classico 2016

Base: 75% Chardonnay, 25% Pinot Nero. Agrumato e cremoso, note di lieviti, crosta di pane, erbe aromatiche, fiori di acacia e miele. Palato ampio e armonico. Spumante molto riuscito, da bere.

Rosato Micò Piemonte Doc 2021

In dialetto piemontese “Micò” significa “anche io” per esprimere il volto più accessibile e diretto della Langa e dei suoi vitigni d’elezione: il Nebbiolo e la Barbera. Un rosato vivace, raffinato e versatile: una nota floreale di rosa e di glicine al naso, una parte fruttata di lampone e fragole, al palato si presenta morbido e fresco.

Barbera d’Alba Doc Sovrana 2020

Selezione dei vigneti: Bricco di Vergne in Barolo e Tantesi in Monforte d’Alba. Rubino con riflessi porpora. Profumi di frutti rossi, ciliegie sotto spirito e frutta matura, note speziate e delicati sentori di tostatura. Al palato la freschezza del Barbera trova armonia con un grado alcolico importante e una grande intensità in un sorso morbido, fruttato e gustoso.

Barolo Docg 2018

100% Nebbiolo, botti grandi per 18 mesi. Rubino granato vivo. Tipico e nitido, con sentori di ribes, melograno e viola. Sapore teso, salino, caldo. Piacevole con finale fine e di buona persistenza.

Barolo Docg Boscareto 2006

Un vino di grande struttura segnato dall’inconfondibile austerità raffinata dall’evoluzione. Profumo intenso e persistente, con note di frutta e fiori secchi ed evidenti profumi di liquirizia e spezie dolci, tostato e cuoio. Il sorso è corposo, piacevolmente tannico e lungo.

Vittorio Ferladi Vittorio Ferla   
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Giusy Calcagno tra le botti della cantina di famiglia (foto V.F.)
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