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Storia di Carla, architetta del vino, e della sua famiglia. Un'impresa speciale in un angolo unico di Sicilia

Il palmento di famiglia diventato un luogo di accoglienza splendido, la stella Michelin, l'uva nel Dna di famiglia e il grande percorso della Cantina Maugeri

Vittorio Ferladi Vittorio Ferla   

L’Etna, si sa, è in grande fermento. E, ogni tanto, accanto ai brand più noti ne sorgono di nuovi, capaci di raggiungere in poco tempo vette di qualità importanti. Tra questi nuovi protagonisti merita una segnalazione la cantina Maugeri. La visita non può che partire da Milo, in provincia di Catania, dove si arrampicano 83 terrazzamenti tra Contrada Praino e Contrada Volpare, a 700 m sul livello del mare, nel versante Est dell’Etna. Questa parte dei 7 ettari dell’azienda, caratterizzata dalle tipiche vite ad alberello etneo, si trova al centro di un anfiteatro di fertili suoli vulcanici immersi in un dialogo profondo con il Mare Ionio che si ammira proprio di fronte.

Una pioggia speciale su questo angolo di Sicilia

Passando di qua, i visitatori più ‘fortunati’ possono avere l’opportunità di vivere direttamente una delle caratteristiche di questo versante: la pioggia, che non manca mai, nemmeno d’estate, soprattutto nel pomeriggio. Queste vigne si trovano infatti nella zona che è statisticamente la più piovosa della Sicilia: se si pensa che la piana di Catania è, viceversa, la zona più arida dell’isola, siamo di fronte a uno dei classici estremi paradossi che la Sicilia può offrire, tutto concentrato qui, nella provincia di Catania. Ma quella nuvola scura che attraversa il cielo di Milo rappresenta quasi un balsamo per le viti che vi vengono allevate. È proprio grazie a questa impronta climatica - e ai boschi di cerri, faggi, pini e betulle che si sono salvati dalle eruzioni laviche e donano freschezza alle vigne - il territorio di Milo è considerato la zona elettiva del Carricante, antichissimo vitigno, tipicamente ed esclusivamente etneo, selezionato dai viticoltori del paese di Viagrande che gli hanno attribuito questo nome proprio per la sua costante e generosa produttività.

I vini che nascono qui

Sull’Etna il Carricante dà vini contraddistinti da un'elevata acidità fissa, da un pH particolarmente basso (2.9-3.0) e da una notevole presenza di acido malico. In genere, il Carricante presenta odori e aromi di gelsomino, biancospino, ginestra, limone, mela verde, miele e, con l’evoluzione, di idrocarburi oltre a salinità e acidità spiccate. Il versante est dell’Etna è certamente quello più vocato, tanto è vero che nel 1968, anno della nascita della doc Etna, il disciplinare scritto da Carlo Nicolosi Asmundo Barone di Villagrande ha previsto per questo territorio la menzione Etna Bianco Superiore. In totale fedeltà a questa storia e a questa impronta, quando Carla Maugeri, titolare dell'omonima cantina, ha deciso di recuperare le vigne di famiglia, ha scelto di dedicarle alla creazione di vini bianchi. Ottimo l’Etna Bianco Superiore Contrada Volpare, ma il cru Frontebosco, ottenuto dalla porzione di vigna a ridosso del bosco di conifere che circonda la proprietà, è già un must che interpreta correttamente ed egregiamente la tensione tipica del Carricante di Milo.

Lo champagne di Trinacria

Allo stesso modo, l’Etna Bianco Superiore Frontemare, uscito da circa un anno, ha doti di rotondità e solarità che lo rendono un prodotto unico. “Niente rossi qui, vogliamo avere solo l’identità di Milo. E poi amo troppo lo champagne per fare uno spumante”, precisa Carla. “Il mio vino è da scoprire - continua - non cerco la grassezza del Catarratto, cerco piuttosto il sentore floreale, la spezia, le erbe di macchia. Aspiro a una idea di semplicità e di purezza”. Che, aggiungiamo noi, sono la garanzia della finezza e dell’eleganza di questi vini.

Tuttavia, l’azienda produce anche un Catarratto in purezza, in totale coerenza con la filosofia della titolare. “Non è un vitigno esclusivo dell’Etna, essendo diffuso in tutta la Sicilia, ma abbiamo scelto di escludere i blend puntando sui monovarietali. Una scelta che ci premia visto che anche il Catarratto, con le caratteristiche su proprie, raccoglie ed esprime l’identità dell’Etna”, spiega Carla. In questo paradiso dei bianchi, l’unica eccezione ammessa in casa Maugeri è il rosato Contrada volpare da Nerello Mascalese, che fa anche un po’ di legno. La sua produzione si basa su due fondamentali motivazioni: “in primo luogo, su questo versante i rossi faticano a raggiungere la maturazione ideale, tant’è vero che, anche per fare il rosato, portiamo le uve alla maturazione piena; in secondo luogo, i rosati dell’Etna sono dotati di grande eleganza e dunque sono vini di grande prospettiva”, confessa Carla. E poi, aggiunge, “è la scommessa di Emiliano Falsini, il nostro enologo, che è animato da una grandissima curiosità nei confronti delle potenzialità dei vitigni dell’Etna”. 

Il Dna della terra e del vino

In realtà, la famiglia Maugeri non è nuova nel mondo dell’agricoltura. Il padre Renato Maugeri è un imprenditore affermato del settore agrumicolo e, tra le sue realizzazioni, può vantare anche di aver ottenuto il riconoscimento formale della Igp del Limone dell’Etna (oggi, non a caso, è proprio lui il presidente del Consorzio di tutela). Negli anni ’60 e ’70 la famiglia aveva già tentato delle prove di vinificazione. Il vecchio casale che sorge all’interno della tenuta ospita alcune etichette del 1973 rimaste invendute. Erano altri tempi: la viticoltura sull’Etna era diffusa ma aveva ancora una dimensione familiare, mentre l’enologia era ancora primitiva.

Così, dopo il rinascimento dei primi anni di questo secolo, tocca alle figlie di Renato raccogliere il testimone: Carla, Paola e Michela. Tra le tre, Carla è di sicuro quella maggiormente concentrata sullo sviluppo della tenuta e quella che meglio ha elaborato la filosofia produttiva. L’azienda vitivinicola, in verità, è solo la sua realizzazione più recente. A Carla, che è una professionista affermata nel campo dell’architettura, si deve lo splendido recupero conservativo del grande palmento di famiglia, un tempo dedicato alla pigiatura dell’uva e alla trasformazione dei mosti in vino, sito a Riposto. Il suo nome adesso è Zash: un design hotel che, nel 2013, ha ricevuto il primo premio al concorso internazionale d’architettura alberghiera PIDA (Premio internazionale Ischia d’Architettura).

Un luogo incantevole - dotato di camere moderne e funzionale di una spa - che merita assolutamente una visita. Dal 2014, dopo una importante esperienza formativa in Italia e all'estero, selezionato da Carla Maugeri, arriva alla guida del ristorante di Zash lo chef Giuseppe Raciti. Il successo arriva presto: nel 2017 Raciti riceve il titolo di miglior chef emergente under 30 del Sud Italia e nel 2019 arriva la prima stella Michelin (che è stata riconfermata quest’anno). A questo punto, non resta che attendere la prossima impresa di Carla: la ristrutturazione del casale a Contrada Volpare che ospiterà la cantina ipogea.

Vittorio Ferladi Vittorio Ferla   
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Giusy Calcagno tra le botti della cantina di famiglia (foto V.F.)
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