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"I miei sette angeli massacrati": chi è José Andrés, lo chef andato a portare cibo a Gaza. Dove ha perso il suo staff

Dalla Spagna agli Usa, ha fondato ristoranti e vinto premi d'eccellenza. Non bastava: ha fatto nascere World Central Kitchen, rischiando tutto

Cristiano Sanna Martinidi Cristiano Sanna Martini   
José Ramon Andrés Puerta, e un dettaglio dei suoi uomini bombardati a morte mentre distribuivano cibo a Gaza (da X/Twitter)
José Ramon Andrés Puerta, e un dettaglio dei suoi uomini bombardati a morte mentre distribuivano cibo a Gaza (da X/Twitter)

I molti soldi non bastavano più, i tanti premi d'alta cucina nemmeno. Così José Andrés si è dato quella che è diventata la vera missione della sua vita. Portare il cibo nelle zone disastrate da eventi climatici estremi o dalla guerra. Ed è così che è nato World Central Kitchen che fa per l'alimentazione quello che Gino e Cecilia Strada fanno con Emergency per le cure mediche e la chirurgia dove guerre e disastri hanno ridotto tutto in minimi termini.

Morti ammazzati tra i pacchi di cibo

Era stato necessario un grande lavoro burocratico e organizzativo per poter entrare a Gaza, dove la carenza di cibo e acqua sta portando ad un disastro umanitario fra negazione, resistenze, reazioni inferocite di chi punta il dito contro le operazioni militari di Israele e del governo di Tel Aviv che a quelle accuse risponde dicendo che il mondo non capisce quale terribile ferita è stata aperta nel cuore degli ebrei attaccati lo scorso 7 ottobre. Le duecento tonnellate di cibo di WCK erano arrivate nella Striscia, poi l'esplosione che ha ucciso sette persone che stavano aiutando i sopravvissuti a Gaza ad alimentarsi. L'Idf ha poi riconosciuto l'errore. Andrés sui social ha parlato di "sette angeli persi", i suoi uomini e donne, di vite spezzate con cui aveva già condiviso missioni alimentari e umanitarie "in Ucraina, Gaza, Turchia, Marocco, Bahamas, Indonesia. Non sono senza volto, non sono senza nome".

I 50 dollari in tasca da cui tutto è cominciato

José Andrés, asturiano di nascita e catalano di residenza e formazione anche in cucina, ha cominciato ad appassionarsi alla cucina sotto le armi. Terminato il servizio militare, è andato a bottega da Ferran Adrià, una delle grandi firme del gourmet in Catalogna. Tre anni di apprendistato, poi la decisione: tentare il tutto per tutto negli Usa, dove è arrivato a 21 anni e con solo 50 dollari in tasca, cominciando col cucinare tapas e altre specialità spagnole fra New York e Washington D. C. fino al grande successo di Jaleo. Poi da lì ecco Café Atlantico, Zaytinya, Oyamel, tutti marchi acclamati anche grazie alla sua formula dell'angolo gourmet bar in locali più grandi e ai mini-piatti colmi di squisitezze da assaggiare. Negli anni Duemila forma una squadra con Robert Wilder e ThinkFoodGroup. I suoi ristoranti si moltiplicano da Miami a Las Vegas a Puerto Rico. Quindi i programmi di cucina in tv, i libri di successo, i premi, i corsi tenuti ad Harvard e all'International Culinary Center.

Chi gliel'ha fatto fare

Ma è nel 2010 che José Andrés prende la decisione che gli cambia la vita: di fronte al terremoto che devasta la già poverissima Haiti, fonda World Central Kitchen (Wck). Da lì si muoverà con il suo staff su tutte le aree di crisi. Missione: portare cibo salutare a chi non lo ha. Rompe con Trump con cui aveva collaborato e che gli farà causa, devolve all'Ucraina metà del premio umanitario da 100 milioni che aveva avuto da Jeff Bezos. Parte per Gaza: moriranno sette dei suoi. Chi gliel'ha fatto fare? Il non poter più guardare negli occhi senza far nulla, gli esseri umani a cui sta venendo tolto tutto. In un mondo in cui c'è troppa gente che sta troppo bene e troppa gente che sta male. E non è una frase fatta.

Cristiano Sanna Martinidi Cristiano Sanna Martini   
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