"A me non servono": Dalia, l'incidente, il coma e l'indennizzo da 1 milione di euro donato a Cucine Popolari
Una storia drammatica che diventa un percorso di pura gioia della condivisione che passa per la tavola, lo stare insieme, e quello che hai nel piatto

Una bella storia può cominciare anche da un dramma. Era il 2016 quando la allora 52enne Dalia Vincenzino, operaia di origine friulana cresciuta in Svizzera, veniva travolta per strada da una donna ubriaca al volante. Seguirono 20 giorni di coma, parecchie fratture e nove mesi di interventi, cure e ricovero ospedaliero perché potesse riprendersi. Per questo Dalia ha poi ricevuto un risarcimento da 1 milione di euro. Quei soldi la signora Vincenzino ha deciso di donarli quasi tutti a chi non ha nulla, a cominciare dalla necessità di un pasto quotidiano. Così la donazione è andata tutta a favore di Cucine Popolari - Social Food.
Dieci anni di cibo e solidarietà
L'iniziativa di Cucine Popolari - Social Food si deve a Roberto Morgantini, bolognese, grande amico dello scomparso Lucio Dalla. Morgantini dopo essere andato in pensione e aver fatto il sindacalista per 43 anni ha cominciato a organizzare pranzi di Natale per poveri, indigenti, bisognosi, per poi strutturare in modo ancora più ampio la sua azione di solidarietà che passa per il cibo. Far funzionare una struttura che serve ogni anno 156 mila pasti non è semplice, il costo stimato è di 300 mila euro ogni dodici mesi. Ma anche tramite l'appoggio di Dalla, nel corso del tempo Cucine Popolari - Social Food ha avuto il sostegno, anche economico, di personaggi come Gianni Morandi, Gianrico Carofiglio fino ai Metallica che quando sono passati in tour a Bologna hanno lasciato in dono 30 mila euro. Dalia dopo l'incidente è andata oltre.
"Io ho già tutto, a me non servono"
La gigantesca locanda (per numero di pasti serviti) per chi si trova in condizioni svantaggiate, che è diventata Cucine Popolari - Social Food non ha mai chiesto finanziamenti pubblici. E' sempre stata aiutata dai privati. Come Dalia Vincenzino che, oggi 58enne, ha raccontato anche sulle pagine bolognesi del Corriere della Sera: "Non ho bisogno di questi soldi, vivo sola, lavoro da 20 anni nella stessa azienda. Un amico mi ha fatto conoscere Social Food, iniziativa che combatte la povertà e l'individualismo. Qui nessuno si sente solo". Ed ecco il motivo della sua ricca donazione.