Il vino speciale e la storia che ha legato due famiglie fra l'Alto Adige e l'Oregon
Martin Foradori Hofstätter e David Adelsheim hanno in comune passione, anticonformismo, gusto per l'avventura imprenditoriale. Il loro ritratto
Il mondo del vino crea talvolta dei collegamenti imprevedibili e, spesso, dei legami profondi. È quello che succede, per esempio, per il link tra l’Alto Adige e l’Oregon, due regioni lontanissime, site in due continenti diversi, una in Europa e l’altra in America. Due regioni che condividono un profondo rapporto con la montagna e, soprattutto, una spettacolare storia vitivinicola ed enologica che oggi ne decreta un successo indiscutibile. È quello che succede, per esempio, nel profondo rapporto di amicizia che lega Martin Foradori Hofstätter, guida della Tenuta Hofstätter, uno dei nomi più iconici della viticoltura altoatesina con sede a Termeno, e David Adelsheim, titolare dell’azienda omonima sita a Newberg, in Oregon, stato americano del nord-ovest, rivolto all’Oceano Pacifico.
Un vino dal leggenda e una grande storia condivisa
Ovviamente, il trait d’union non può che essere il vino. O meglio, un vitigno. Che potremmo definire leggendario, senza il timore di essere smentiti: il Pinot Nero. Un termine - ‘pinot’ - che sembra derivare da ‘pigna’: precisamente, una ‘piccola pigna’, per definire sia la modesta dimensione del grappolo che la caratteristica di avere gli acini fitti, pressati come le squame di una pigna. Tra tutti i vitigni a bacca rossa del mondo è considerato universalmente il più nobile, fine ed elegante, anche se, probabilmente, il più difficile da interpretare. Il nome di questa uva è legato indissolubilmente alla Borgogna, che ha contribuito a costruirne la fama. Ma sappiamo pure che l’Alto Adige e l’Oregon, che a migliaia di chilometri di distanza condividono condizioni pedoclimatiche simili, sono oggi due territori capaci di offrire declinazioni affascinanti e uniche del Pinot Nero.
Trent'anni fa
“Il mio amore per il Pinot Nero mi ha portato in Oregon per la prima volta nel 1993, quando fui invitato per l’International Pinot Noir Celebration, racconta Martin Foradori. Da allora sono passati trent’anni e l’Inpc continua a svolgersi ogni estate condividendo l’esperienza e le storie dei produttori di Pinot Nero di tutto il mondo. “Poi ho conosciuto David Adelsheim e da lì è nata una grande amicizia sotto il segno del Pinot Nero”, continua Foradori. Entrambi, David e Martin, sono due pionieri nel loro territorio. Che proseguono la strada della sperimentazione aperta dai loro anticipatori. Martin Foradori Hofstätter, quarta generazione della famiglia, rappresenta la continuazione di una storia lunga quasi due secoli. Tutto ha inizio dopo la seconda metà dell’Ottocento quando il luminare della chimica organica Ludwig Barth, cavaliere di Barthenau, decide di piantare alcune vigne di Pinot Nero nella tenuta che ancora oggi porta il suo nome. A dare un nuovo impulso a questa sua intuizione sarà, circa un secolo dopo, proprio la famiglia del produttore di Tramin-Termeno.
L'americano innamorato del Pinot
David Adelsheim è un autentico pioniere del Pinot Noir in Oregon. A cavallo tra gli anni ’60 e ’70, è stato tra i primi produttori a coltivare questo vitigno in quest’area. Per David, che comincia l’attività vitivinicola nel 1971, i punti di riferimento sono prima David Lett e poi Chuck Coury che piantano per la prima volta il Pinot Nero nella Willamette Valley nel 1965, seguiti poi negli anni 70 da altri viticultori. Tra questi c'è anche David, che oggi è un punto di riferimento dell’enologia statunitense. Una sorta di Beat Generation del vino, capace di realizzare un sogno: far diventare questa valle dell'Oregon la regione più attrattiva per la produzione di Pinot Nero al di fuori della Borgogna.
Cominciare con qualcosa di sconosciuto
Così, in un’epoca in cui la maggior parte degli appassionati di vino americani nemmeno sapeva localizzare la Willamette Valley su una mappa, queste famiglie fondatrici hanno lavorato insieme per costruire una comunità e fondare una reputazione da zero sulla base della qualità. “Quello che mi ha sempre attratto di questa storia - racconta Martin Foradori - è l’abitudine di questi produttori a riunirsi per confrontare i propri vini, anche quelli peggiori, per cercare di migliorare insieme e studiare un canone comune e specifico, derivante anche dal confronto con i vini omologhi provenienti dalla California e da altri regioni del mondo”. Il resto lo fa il clima di quella valle che offre una stagione di coltivazione dell'uva allungata che si dice sia l'ideale per il Pinot Nero. L'inverno è tipicamente fresco, umido e mite. La primavera è spesso piovosa e le estati sono calde con serate fresche. Un clima che ha molti punti in comune con quello dell’Alto Adige.
Come nasce la "degustazione esclusiva"
Da questi collegamenti nasce l’idea di una degustazione esclusiva, svolta a Roma il 6 giugno scorso dal titolo: Due continenti, due pionieri, una passione. Un parallelo internazionale che parte dalla tenuta Barthenau della famiglia Foradori Hofstätter, nel cuore dell’altopiano di Mazon, in Alto Adige, e giunge oltreoceano, nelle Chehalem Mountains, Willamette Valley, a sud di Portland (Oregon) dove ha sede la tenuta Adelsheim. Un confronto tra due zone di produzione del Pinot Nero e una comune visione sull'importanza del terroir, dei singoli vigneti e della zonazione. Sia Martin che David, infatti, sono stati protagonisti nei loro territori di una certosina opera di definizione delle zone di produzione (in Italia si chiamano Uga, Unità Geografiche Aggiuntive). Per aver realizzato la zonazione, David Adelsheim è stato soprannominato ironicamente “l’avvocato dell’Oregon”.
I vini
In degustazione alcune etichette iconiche delle due aziende. Per la Tenuta J. Hofstätter due grandi Cru di Pinot Nero: Vigna S. Urbano 2017 e 2007 e il Vigna Roccolo (solo 1000 bottiglie da vigne di 80 anni coltivate a pergola) dell’annata 2017. Per Adelsheim due punte di diamante: il Pinot Noir RibbonSprings Vineyard 2019 (prodotto nella denominazione Ribbon Ridge, perla enologica nella contea di Yamhill) e il Pinot Noir Quarter Mile Lane Vineyard 2019 e 2008 che nasce nell’Ava (l’American Viticultural Area equivalente delle nostre Doc) delle montagne di Chehalem. Completa il quadro una vera chicca: il Pinot Noir Elizabeth’s Reserve (Yamhill County) del 1986, sorprendente per la freschezza, assolutamente paragonabile con un vino appena uscito.
“Amo il Pinot Nero dell’Oregon, lo preferisco a quello della California, troppo ruffiano”, assicura Foradori. All’assaggio, si capisce il perché: i vini altoatesini di Hofstätter e quelli nordamericani di Adelsheim condividono la stessa cifra di eleganza, finezza e acidità che li rende indimenticabili. Ottimi da degustare nell’annata, ma sorprendenti anche dopo anni di invecchiamento.