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Olivia Wilde pazza dei taralli: "Non riesco a smettere, voi italiani che ci mettete dentro?". Le loro origini

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Dieci secondi di una mini-storia su Instagram, diffusa poi anche via Twitter, per far ridere e riportare l'attenzione generale su uno dei cibi tipici italiani fra i più apprezzati: i taralli. Sicuramente apprezzatissimo dall'attrice e regista Olivia Wilde, che durante la sua vacanza nel nostro Paese si è filmata ammettendo di essere "drogata". Di taralli. "Ho una semplice domanda per il popolo italiano - dice la Wilde nel suo video social - cosa c...ci mettete qua dentro. Non riesco a smettere di mangiarli, non posso fermarmi. Cosa c'è qua dentro?".

Il video della Wilde alle prese con i taralli

Video

Da Dr House all'amore con Harry Styles alla Puglia

Olivia Wilde è arrivata all'attenzione del grande pubblico italiano col suo ruolo nella fortunatissima serie tv Dr House, nel ruolo della bravissima dottoressa a sua volta ammalata. Poi l'ascesa nel cinema e nella tv, con ruoli in film come Tron: Legacy, Rush, Richard Jewell e Babylon. Nel mezzo il suo esordio come regista nel distopico e molto discusso Don't Worry Darling, di cui si è molto parlato anche per le tensioni sul set e l'amore della regista per il musicista Harry Styles, popstar mondiale. E' stata sposata con il fotografo e regista Tao Ruspoli, discendente della dinastia reale italiana dei Ruspoli. Adora l'Italia. E in particolar modo i taralli pugliesi.

Le origini dei taralli

In realtà non esistono solo i taralli pugliesi, nel nostro Paese se ne trovano di diverse origini e varianti. Di certo l'anello di pasta non lievitata e intrecciata fatto con farina, olio, sale, acqua a cui si aggiunge vino e alcuni altri ingredienti per insaporirlo a seconda della zona in cui ci si trova, è uno degli street food più amati. E' ancora controversa l'origine del nome: secondo alcune fonti tarallo è una volgarizzazione del grego daràtos, altri prediligono il latino torrére, cioé preparare qualcosa di abbrustolito. Le tracce storiche dell'esistenza dei taralli risalgono almeno al XV secolo, quando nella povertà e nell'essenzialità della vita del Meridione contadino si fece di necessità virtù, e quindi ecco i pochi ingredienti ridotti a striscioline di pasta insaporite, cotte e rese croccanti. C'è differenza fra il tarallo pugliese e quello campano, quest'ultimo viene insaporito con la sugna, il grasso di maiale, e parecchio pepe. Il tutto diventa una ciambellina parente stretta della pizza fritta (ne scriviamo qui). E talvolta insaporita con mandorle nell'impasto. Con una cottura più breve e meno raffinata rispetto a quella del tarallo pugliese che viene sottoposto a lessatura, poi fatto sfreddare sotto un panno e poi rifinito al forno non troppo caldo. Ecco Olivia, adesso sai cosa c'è nella tua nuova "droga"

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