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Dieci anni di Reva Vino & Resort: una meravigliosa scommessa vinta. Storia di un gioiello in mezzo alla natura

In lingua ceca "Reva" significa grappolo d'uva. Miroslav Lekes si è innamorato di un pezzo di territorio delle Langhe, lì è nato qualcosa di speciale

Vittorio Ferladi Vittorio Ferla   

Classe 1971, originario della Repubblica Ceca, imprenditore di successo nel settore della distribuzione dei farmaci, Miroslav Lekes scopre le Langhe all’alba degli anni 2000. Il primo approccio è da turista. Poi la passione per il paesaggio e per l’enogastronomia locali si trasforma nel desiderio di lasciare la propria impronta. Decide di investire in un progetto tra le colline di Monforte d’Alba, rilevando la Tenuta San Sebastiano, immersa in sei ettari di parco, che nel 2013 diventa Réva Vino & Resort (Réva vuol dire ‘grappolo d’uva’ in lingua ceca). “Nell’atto di acquisto della tenuta c’erano i nomi di tutti i cavalli che facevano parte del patrimonio aziendale. A Miroslav sembravano i nomi dei dipendenti. Non sapeva l’italiano e il suo investimento era fatto con il cuore: il cervello è arrivato dopo”, racconta con un sorriso Daniele Scaglia, il general manager del gruppo Réva che comprende il resort, la cantina, il residence e il ristorante FRE.

Prima l'aviazione poi un diverso volo tra le vigne e le botti

Nato ad Alba nel 1983, Scaglia lavora a lungo nel mondo del lusso e poi nell’aviazione privata, un lavoro che gli permette di condividere viaggi e interessi con Lekes. I due si piacciono e pian piano Scaglia diventa il pilastro italiano principale del progetto. “Il nostro gruppo è caratterizzato da un’età media bassa. Miroslav ci permette di sbagliare e di crescere. Rispetto ad altre realtà familiari che hanno un capofamiglia che decide per tutti, qui c’è più condivisione ed elasticità. Lavorare con i giovani rende la nostra azienda più veloce”, spiega Scaglia. Gli fa eco Silvia Calvo, la giovane manager del resort: “Siamo giovani con mentalità aperta: qui abbiamo trovato un ambiente dinamico e progetti sempre nuovi. È un ottimo posto per chi ha voglia di scoprire. Io vengo da Marengo: quando sono arrivata qui con la neve durante il covid doveva essere solo un periodo”.

Un gioiello in mezzo alla Natura

Ma poi il rapporto cresce e continua. Oggi Silvia dirige il resort: ambiente semplice ma raffinato, 12 camere sobrie, dai colori tenui, no tv. In più, un campo da golf a nove buche, una spa ricavata nelle antiche cantine della tenuta e una piscina all’aperto. “Qui il lusso è il tempo che vogliamo dedicare al cliente”, assicura Scaglia. Ma il fiore all’occhiello nonché primo ambasciatore della filosofia dell’azienda è probabilmente il ristorante FRE. Già titolare di una stella Michelin, il ristorante del Réva Resort fonde gli ingredienti e l'atmosfera delle Langhe a una cucina d'ispirazione e tecnica francese. “All’inizio cominciammo con un bel ristorante da agriturismo. Poi però volevamo qualcosa di più. Comincia così la collaborazione con lo chef francese Yannick Alléno. Grazie a questo incontro oggi ci affidiamo alle sapienti mani dell’attuale resident chef Francesco Marchese”, racconta Scaglia. Il ristorante FRE propone una cucina ibrida, in cui le salse, le garniture, le ricette e le preparazioni incontrano i produttori locali e le eccellenze langarole. "In ogni nostro menu la filosofia è quella di mantenere uno stile personale, utilizzando le tecniche che ho appreso nelle mie esperienze in Francia e facendo respirare sempre il terroir di questa zona, con costanti richiami ai prodotti e alla cultura locali”, spiega lo chef Francesco Marchese, 33 anni, scelto per guidare questo progetto gastronomico nel 2020.

Un menu di delizie

Tra i piatti signature più amati del FRE meritano una segnalazione la Tartare di fassona con maionese al foie gras, estrazione di champignon e fusettes croccanti e i Plin di animelle croccanti con cipolla a latte e lievito di birra essiccato. Segnata dal legno e dal ferro, la sala del ristorante è arredata nel segno della pulizia e dell’eleganza. I tavoli contano su una mise en place esclusiva, personalizzata con le ceramiche realizzate dallo Studio Porcelein: qui gli artisti Vladimir Groh e Yasuyo Nishida (lui ceco, lei giapponese) trasformano i complementi di porcellana in piccole opere d'arte, con forme sorprendenti e decori realizzati a mano che fanno di ogni elemento (disponibile in struttura anche per la vendita al pubblico, su richiesta) un pezzo unico. Come il resto del resort, la sala del ristorante ospita una collezione di opere d’arte di artisti europei dell’est: nella sua categoria è la collezione di opere più importante d’Europa. Infine, grazie alla guida dell'head sommelier Massimiliano Accornero, il FRE offre l’occasione di compiere un viaggio tra i migliori vini internazionali e, ovviamente, tra le piccole realtà e gli storici produttori di vini delle Langhe. Un ruolo da protagonista anche per i vini della casa, prodotti da Cantina Réva con le uve di coltivazione biologica e integrata provenienti dai ventitré ettari di proprietà della struttura, distribuiti tra Monforte d'Alba, Novello, Serralunga d'Alba, Barolo, Grinzane e Roddino.

Una scommessa che continua verso nuove sfide

L’enologo è Beppe Caviola. “A dispetto della crescita dei prezzi - all’inizio erano 600 milioni/ettaro, oggi siamo arrivati a 3,5mln/ettaro - abbiamo continuato ad acquistare. L’investimento sui vigneti a Serralunga d’Alba, a Roddino (no Barolo), anche a quote altimetriche alte, ci dà ragione. Produciamo dolcetto, nebbiolo, barbera, pinot nero. E poi a Verduno c’è un ultimo ettaro di Pelaverga per un totale di 30 ettari”, spiega Scaglia. Assolutamente da provare sia i bianchi a base di Sauvignon, sia le diverse etichette di Barolo (che abbiamo assaggiato direttamente dalla botte). Tra queste, il cru di Cannubi, fine ed elegante, il cru Ravera, ancora scalpitante e spavaldo, il classico, assai leggiadro, infine il cru Lazzarito, austero e tannico, probabilmente il più compiuto. L’ultimo progetto vitivinicolo partorito dal gruppo Réva è forse quello più originale e promettente: un vigneto di Riesling nel Comune di Entracque, provincia di Cuneo, a oltre mille metri sul livello del mare (precisamente a 1042 metri in Località Tetti Violino), che darà i suoi primi frutti in circa tre anni (la prima uscita è prevista per il 2027). “Una piccola produzione, che ipotizziamo inizialmente in più o meno duemila bottiglie, probabilmente con vino affinato in buona parte in anfore”, racconta Daniele Scaglia. “Sarebbe un’occasione per ripopolare una vallata sostanzialmente disabitata. Un produttore locale forse non l’avrebbe fatto mai. Abbiamo avuto l’appoggio del comune e la metà del vino prodotto sarà proprio del comune che potrà usarlo per scopi promozionali”, continua. Grande attenzione anche agli aspetti ambientali: “il progetto vuole dimostrare che ci sono terreni che, con il cambiamento climatico, possono essere più vocati”. Il terreno è argilloso, ricco di ferro e di sedimenti rocciosi, ideale per la coltivazione di Riesling. C’è ancora da attendere, ma siamo già molto curiosi.

Vittorio Ferladi Vittorio Ferla   
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