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Droni, sensori e Internet che seguono la bottiglia del nostro vino: come funziona la nuova produzione

Agricoltura lenta, placida, tutta terra e natura e ritmi antichi. Questo immaginario ha poco a che fare con la realtà. Che richiede cure speciali. Ecco quali

Ilaria Donatio di Ilaria Donatio   
La bottiglia 'parlante' dirà tutto di sé al produttore e al distributore: siamo pronti?
La bottiglia "parlante" dirà tutto di sé al produttore e al distributore: siamo pronti?

Alessandra Biondi Bartolini è la direttrice scientifica di Millevigne rivista specializzata del settore vitivinicolo, edita dai Vignaioli Piemontesi. “Chi scrive di vino per il pubblico difficilmente rischia: l’immagine del vino è bucolica e spesso chi la comunica, segue percorsi già battuti per non risultare sgradito ai lettori. Eppure parlare di scienza e innovazione si può”, spiega Biondi Bartolini, “e quando qualcuno ci riesce, di solito è molto apprezzato”.

Oltre il fatalismo e la lentezza degli stereotipi

Ma se il cliché culturale concepisce lo stesso mondo agricolo, come ispirato a un modello tradizionale e infarcito da fatalismo e lentezza, esiste una possibilità, concreta, di fare dell’innovazione la leva di domani. Quella delle nuove generazioni. “Da una parte ci sono barriere di tipo tecnologico, dall’altra c’è una barriera, tra grande e piccola realtà, di tipo culturale”, la verità è che fare innovazione nel nostro Paese, anche in ambito agricolo, appare una scelta difficile: “Innanzi tutto perché le realtà agricole italiane hanno in media 12 ettari e sono, dunque, mediamente più piccole delle altre aziende europee”. Ma anche perché “non sono molte le cantine che, in Italia, investono in R&S: all’estero”, spiega la giornalista, “esistono invece strutture che lavorano da un lato con le Università e dall’altro con le aziende”.

Centraline e sensori rilevano la salute di piante e terreno

Il salto generazionale

Eppur si muove: anche in Italia stanno nascendo recentemente strutture spin-off che fanno questo tipo di trasferimento. E poi c’è il famoso salto generazionale (che, in realtà è un salto di due generazioni: sì, perché “i più giovani - che sono nativi digitali e che si sono trovati a gestire realtà ereditate - sono più collaborativi riescono a capire la portata dell’innovazione tecnologica, sono in grado di ‘scendere dai trattori’ dei nonni”. Una sfida enorme. Dedicata tutta a ripensare le stesse tecniche di coltivazione dei vigneti: “Secondo i disciplinari di produzione”, prosegue Biondi Bartolini, “irrigare la vite - un tempo - era considerata una forzatura”, con il risultato di aumentare la quantità a danno della qualità. Il punto è che il cambiamento climatico ha modificato le condizioni ambientali di molti territori: “Se la vite va in sofferenza perché non piove per settimane come avviene sempre più spesso, non solo produce meno ma fa anche meno qualità”. E allora bisognerebbe avere il coraggio di cambiare quei disciplinari!

Sensori e monitoraggio nel vino che berremo

Come? La risposta è l’Agricoltura 4.0: tramite, cioè, l’utilizzo integrato di diverse tecnologie che consentono di ottenere la migliore resa, qualità e anche sostenibilità delle coltivazioni. Un mercato, per l’Italia, da circa 400 milioni di euro, ha calcolato l’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano e dell’Università di Brescia. La viticoltura di precisione (o smart factory), insieme all’internet of farming, è un pezzo importante dell’Agricoltura 4.0. Scrive proprio a proposito di innovazione enologica su Millevigne Gabriella Tirino: “È possibile stabilire con tempestività le necessità di irrigazione e concimazione di una coltivazione, prevenire le patologie, organizzare la raccolta, risparmiando tempo e risorse”.

Droni e "spie" di come stanno la vite e il terreno, collegati fra loro

Le applicazioni, in vigna come in cantina, sono numerose ed esistono già: “Tramite dei sensori messi tra i filari, è possibile misurare il microclima della vite e ricevere indicazioni precise per ogni singola zona del vigneto “sulle condizioni favorevoli allo sviluppo dei patogeni”. Oppure, “attraverso l’uso di droni, vengono rilevati dati, successivamente elaborati mediante algoritmi di image analysis, image recognition e machine learning”, spiega Tirino. Anche in cantina la digitalizzazione permette di rivoluzionare il lavoro di produttori ed enologi: esistono soluzioni IoT - Internet of Things - che si occupano delle bottiglie in fase di spedizione: “L’applicazione dell’IoT consente di creare la rete che permette di tracciare le bottiglie dopo che lasciano la cantina”, spiega Biondi Bartolini. E prosegue: “A partire dal momento in cui il prodotto lascia la cantina, il vino entra nella zona grigia del trasporto e della catena di distribuzione, nella quale sfugge al controllo sia del produttore che del suo acquirente. Durante questa fase il prodotto va talvolta incontro a modifiche o alterazioni e salvo i casi nei quali il packaging risulti danneggiato, sarà poi direttamente il consumatore a rilevare il problema. In mancanza di dati sia le cause sia le eventuali responsabilità saranno difficili da ricostruire. Solo recentemente si sta finalmente cominciando a fare luce su quella che può essere definita l’enologia del post-imbottigliamento”.

Droni che vigilano sulle vigne: è l'Internet of Things

La vita della bottiglia seguita tappa dopo tappa

Ecco che un “sensore di temperatura messo sul tappo” può permettere di leggere informazioni che altrimenti sarebbero indisponibili, lette tramite un device molto semplice. È l’introduzione dell’Internet delle cose, “oggetti intelligenti che raccolgono dati e facilitano la comprensione dei fenomeni. La vita della bottiglia (un tempo, corpo chiuso) dopo la cantina, apre tutto un mondo: e si dava sempre la colpa al tappo”, conclude Alessandra Biondi Bartolini.

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